Terracotta, materia dell’anima, come suggerisce Michele Clima, in perfetta sintonia con quanto io stesso ho finora scritto su queste pagine.
Terracotta, materia dell’anima: è un titolo suggeritomi da Michele Clima, il foggiano dall’animo napoletano, che nella sua città fa un presepe che mantiene viva non solo la bellissima tradizione presepiale, ma anche la memoria di luoghi, strade, mestieri di epoche andate: perché, se è giusto che si cambi, non è però giusto che si dimentichi e si distrugga.
Sulla terracotta come materiale privilegiato per le statuine da presepe ho scritto alcuni articoli, nei quali rivendicavo la nobiltà di questo materiale umile, ma non povero, e descrivevo le varie fasi, dalle operazioni preliminari alle ultime della cottura nel forno e della facoltativa pitturazione.
Per rendere il suo presepe sempre più ricco di spunti evocativi, Michele si aggira tra le bancarelle dei mercatini e visita le botteghe artigiane, dalle une e dalle altre riportando materiali significativi, che non manca di comunicarmi volta per volta.
Eccone altri: guardali bene, perché poi, scrutando con attenzione, li ritroverai in un angolo, in una casa, in una chiesetta del grande presepe “cittadino”.
Tra le numerose attività che Michele svolge in favore della memoria e della cultura c’è l’organizzazione di viaggi e visite guidate alla scoperta di luoghi, con le loro storie e leggende, da cui poi nascono particolari che incrementano la scenografia del suo presepe, aggiungendovi un sovrappiù di fascino, con il loro significato spesso nascosto, come mi è avvenuto con il personaggio alato, che io ho interpretato come un angelo sotto le spoglie di un mendico.
Un recente viaggio lo ha portato, in provincia di Bari, a Rutigliano, cittadina celebre per le sue terrecotte, tra le quali quelle a forma di fischietti, così belli, lavorati e originalmente decorati che a loro è stato dedicato un museo, Il museo del fischietto di terracotta.
E a Rutigliano Michele ha incontrato due persone, legate all’arte della terracotta, la cui storia ha voluto comunicarmi. Mi ha commosso, perché mi ha ricordato le esperienze di mio padre che, a Calabritto, bambino, raccoglieva la creta presso i torrenti per farne statuette, come ho raccontato quando ho scritto di come venne a fare lo scultore a San Gregorio Armeno.
Anch’io, nato fra la creta e i colori, mi dilettavo a modellare, sull’esempio paterno: e, poiché non c’era denaro da spendere per i giocattoli, i primi soldatini con cui giocai li feci io stesso con la docile creta. Ma questa è un’altra storia.
Ora voglio lasciare la parola a Michele che mi ha scritto di Francesco e Tommaso.
Francesco (Narracci) aveva scoperto da ragazzino un secchio contenente argilla frugando nel laboratorio del papà, scultore a “tempo perso” , e, incuriosito da quella materia, a lui aveva chiesto come usarla.
Allora ignorava che dopo averla modellata bisognava cuocerla perché il manufatto prendesse una forma definitiva.
Qualche tempo dopo gli fu indicato il forno di Tommaso (Gara) già esperto nella vicina Rutigliano, la Terra dei Fischietti di Carnevale. Francesco viveva a Conversano, erano pochi chilometri di distanza e si poteva fare.
Tommaso, forte delle nozioni acquisite al Liceo Artistico, orgoglioso rampollo di terza generazione di figuli fischiettari tradizionali, fu lieto di ospitare un giovane collega creatore e di mettere a disposizione il forno moderno. Con le mani sporche e la creta tra i capelli si intesero subito. Peccato che tra i piccoli pastorini e i semplici fischietti modellati da Francesco erano molti più quelli che si crepavano di quelli che si sarebbero potuti dipingere e vendere alle fiere e alle sagre.
Francesco non sapeva che l’argilla cavata alla lama e tra i tendoni della vigna non era quella migliore, piena di impurità e di sabbia. Non sapeva che quella terra si sarebbe pure potuta usare ma andava bagnata e filtrata, decantata in modo che rimanesse in superficie lo strato utile, non sapeva molto ma intuiva il suo destino di artista. Occhi lucidi e tante lacrime nel vedere vanificare lavoro ed idee, occhi lucidi e molte piú lacrime di gioia nel vedere sgorgare la vita. Le orecchie tese come per scongiurare lo scoppio temuto, l’apertura del forno al momento decisivo in cui i quattro elementi, acqua, terra, fuoco e aria, si sarebbero incontrati nella vita o nella morte. Il pastorello sarebbe potuto uscire con le sue gambe e la testa sul collo, il fischietto del gallo svolazzare per l’aria, oppure dilaniati dallo scoppio sarebbero divenuti terracotta morta, mai nata.
L’altro giorno Francesco e Tommaso si sarebbero potuti rincontrare dopo non so quanti anni sollecitati da un mio invito telefonico disgiunto ad incontrare me e il mio gruppo ALA in visita al Museo del Fischietto di Terracotta di Rutigliano. Io non conoscevo la storia del loro incontro tanti lustri prima, ignoravo pure il fatto che si conoscessero così intimamente. Si sfiorarono, l’altro giorno, toccandosi in me, nel loro stile di sempre, sottovoce Francesco e Tommaso tuonando, con i loro ricordi nostalgici e romantici di terra, di acqua di fuoco e di aria.PS: La terracotta è la materia dell’anima, come suggerisce Italo (Sarcone) da Napoli che preferisce fare un Presepio con statuette di terracotta, che ricordano come l’uomo fu plasmato nell’argilla direttamente dal Dio Creatore.
Spero che questo racconto ti sia piaciuto e soprattutto che ti spinga, ove mai tu da bambino avessi giocato con la creta, a riprendere questa attività, con cui ci si avvicina all’immagine del Dio Creatore.
Caro Italo sei tornato sul luogo del delitto… ah ah, naturalmente sto scherzando, ma ricordo che i precedenti articoli sulla “terracotta”, materia dell’anima, avevano suscitato diversi commenti da parte dei tantissimi lettori che ti seguono appassionatamente. Stavolta, invece, hai lasciato spazio alla bellissima storia di Francesco e Tommaso, creando però una cornice perfetta con le tue riflessioni e i ricordi d’infanzia… tantissimi complimenti!
Ti ringrazio per la costanza con cui segui le mie pubblicazioni. Tornerò più spesso sull’argomento “terracotta”, che è una delle mie grandi passioni.