San Giovanni Battista, il precursore di Gesù, è anche il santo del solstizio d’estate, a sei mesi esatti di distanza dal Natale, che viene immediatamente dopo il solstizio d’inverno. Per questi richiami astronomici, simbolici e religiosi, la data della sua nascita è quella giusta per iniziare a “fare” il presepe.
Ventiquattro giugno, festa della Natività di San Giovanni Battista. Parafrasando una celebre poesia di Gabriele D’Annunzio (Settembre, andiamo, è tempo di migrare … ) dedicata ai pastori del suo Abruzzo, che si preparavano alla transumanza, potremmo dire: Ventiquattro giugno, andiamo, è tempo di pensare al presepe e mettersi all’opera.
Ai più, questo invito a dedicarsi al presepe, rivolto all’inizio dell’estate, può suonare strano, ma all’appassionato cultore della tradizione presepiale non possono sfuggire tutti gli elementi, astronomici, simbolici e religiosi che collegano la festa della Natività di San Giovanni Battista a quella di Gesù Cristo, di cui egli fu il “Precursore“.
Partiamo dal racconto sacro: nel vangelo di Luca, l’arcangelo Gabriele, prima di recare l’annunzio alla Vergine Maria, è incaricato di annunziare all’anziano sacerdote Zaccaria che sua moglie Elisabetta, pure lei avanti negli anni, avrà un figlio che dovrà essere chiamato Giovanni (“Dio fa grazia”; Luca I, 5-25). Quando Maria, ricevuto l’annuncio da Gabriele e saputo che la sua anziana parente Elisabetta è in attesa di un figlio, si reca prontamente a farle visita, il bimbo nel grembo di Elisabetta esulta, confermando così la sua natura di profeta e di precursore. È la circostanza in cui Maria pronunzia il bellissimo inno, noto con il nome di Magnificat (Luca, 26-56) e che ho ricordato nell’articolo su Il presepe della misericordia.
Ancora Giovanni inizia la predicazione, in cui l’evangelista Marco vede l’inizio del “vangelo di Gesù Cristo”, e il battesimo per la “conversione”; e sempre Giovanni riconosce in Gesù “l’Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo” (a questo proposito, non si capisce perché nella liturgia in italiano, a dispetto della semantica latina e anche delle più elementari nozioni di teologia, si continui a dire “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo”: e sì che la Chiesa cattolica vanta fior di latinisti).
La grandezza di Giovanni è tale che Gesù stesso afferma che “tra i nati di donna non sorse uno maggiore di Giovanni”. Un riflesso di questa grandezza è anche la sua morte, avvenuta in seguito alla lubrica danza di una ragazzetta succuba di una madre lussuriosa, per la debolezza di un potente che fa consistere l’onore nel mantenere la parola, in qualsiasi circostanza data: nell’antichità, la grandezza di un uomo è spesso messa in risalto dalla morte avvenuta per cause banali o ridicole.
Giovanni è perciò l’ultimo tra i profeti e il primo tra i martiri. Con lui si chiude l’Antico Testamento e si guarda al Nuovo. Nel celebre “Tondo Doni” di Michelangelo Buonarroti, in primo piano vi è la Sacra Famiglia costituita da Giuseppe e Maria che giocano con il piccolo Gesù. Dietro il muretto, c’è un giovanissimo San Giovanni Battista: in quanto “precursore”, guarda compiaciuto la scena, ma non vi prende parte. I nudi in fondo rappresentano forse l’antichità classica che del Cristianesimo è stata la necessaria fase preparatoria.
Non è un caso che San Giovanni Battista è l’unico santo di cui si celebra la Natività. Nel calendario cattolico si commemorano solo tre Natività: quella di Gesù, quella di Maria e, appunto, quella del Precursore.
La nascita del Battista è collocata in prossimità del solstizio d’estate, il 21 di giugno, quando la luce del giorno comincia impercettibilmente, ma costantemente, a diminuire. È difficile avvedersene sensibilmente, eppure i mesi estivi, quelli in cui il sole sembra avere maggiore forza, sono quelli in cui avviene il declino delle ore di luce e le giornate si fanno più brevi, fino all’equinozio di autunno, il 23 settembre, quando le ore di luce e quelle di oscurità sono esattamente alla pari (equinozio è parola che ha origine nel latino, nox “la notte” e aequus “equo, pari, giusto”). Da questo momento, sembrerà che le tenebre stiano per riportare la vittoria sulla luce e che l’universo, giunto alla sua fine, debba ricadere nel caos indistinto, nel gelo primordiale. È la terra intera, con tutti gli esseri che la abitano, a trattenere il respiro: finché, il 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, il sole arresta la sua corsa, per riprendere il suo vittorioso cammino nel cielo. La parola solstizio, di origine latina, significa appunto che il sole si arresta (sol stat).
Il significato simbolico è allora chiaro: Giovanni Battista è il sole che decresce, Cristo è il sole che rinasce: come disse il Precursore stesso, “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Vangelo di Giovanni, 3, 30).
Perciò, i cultori della tradizione presepiale pongono mano all’allestimento del presepe preferibilmente nel giorno della Natività di San Giovanni Battista.
Per gli amanti di Napoli e delle sue tradizioni, ricordiamo poi che, tra le cinquantuno statue dei Santi che hanno in loro tutela la città della Sirena (ne scrissi, diversi anni fa, sulla rivista presepiale di Guido Di Lorenzo), custodite nel Tesoro di San Gennaro, e che vengono portate in processione il sabato precedente la prima domenica di maggio, una delle più belle è quella di San Giovanni Battista, di un ignoto argentiere napoletano del XVII secolo.
Le tue parole mi hanno fatto pensare, inesorabilmente, alla ‘piacente Primavera’ cavalcantiana e alla rilettura che ne fece Dante. Rievocando, tra l’altro, l’equinozio di Marzo, mi pare che il cerchio si possa chiudere. Omnia se tenent…
Bravo! Come sempre.
Ti riferisci alla coppia Giovanna-Beatrice, che per Dante è analoga alla coppia Giovanni-Cristo; come Giovanni è il “precursore” di Cristo, così, Giovanna è “precorritrice” di Beatrice, la quale di Cristo è “figura” (termine reso celebre da Auerbach). Per questo Dante “rilegge” la prima canzone (ma secondo altri la VI) del libretto cavalcantiano, dando a Primavera (fresca rosa novella – piacente primavera) il senso riposto (è un senhal) di “prima verrà”. Del resto, nella mia visione del mondo (la mia Weltanschauung) Dante e il presepe non possono essere disgiunti. Complimenti, R. R., sei sempre la migliore.