domenica , 1 Dicembre 2024

I Re Magi, nel racconto dei Vangeli, nell’arte e sul presepe

I Re Magi sono tra i personaggi irrinunciabili del presepe e sono stati rappresentati nell’arte fin dai primi secoli cristiani. Nella tradizione popolare, con il loro doni portati al Bambino Gesù, hanno dato origine alla bella e poetica consuetudine della Befana.

Tra i personaggi che animano il presepe i Re Magi esercitano un fascino particolare, anche perché nella nostra tradizione sono legati alla popolarissima figura della Befana. La vecchia fata che, nella notte tra il cinque e il sei gennaio, porta i doni ai bambini che sono stati buoni nel corso dell’anno (mentre agli altri lascia dei carboni, che, con il loro colore nero, avvertono i piccoli malandrini che si sono comportati non proprio bene e che devono modificare la propria condotta, se l’anno successivo vogliono giocattoli e non carboni).

re magi
I Re Magi.
Statuine usate nel presepe del mio videocorso.
Foto di Alberto Marotta.

Befana è, infatti, corruzione popolare della parola Epifania, che è greca e significa letteralmente “manifestazione“: il Bambino che è nato nella Sacra Notte tra il ventiquattro e il venticinque dicembre si “manifesta” come Dio.

Come tale lo hanno riconosciuto, quella stessa notte, i pastori avvertiti dall’Angelo.

Ora, dall’Oriente, giungono i Re Magi, portando tre doni, oro, incenso, mirra, con i quali vogliono significare la Regalità, la Divinità, l’Umanità del Bambino che è nato in Betlemme.

re magi con i doni
I Re Magi con i doni, oro, incenso, mirra.
Figurine di arte popolare. Foto I. Sarcone.

In memoria di questi doni offerti dai Magi al Bambino Gesù, è nata la consuetudine che la Befana porti i regali ai bambini, mentre dormono, così che li trovino al mattino, al loro risveglio.

Ricordi di infanzia bellissimi, sono quelli legati alla sorpresa mattutina della scoperta dei giocattoli nuovi fiammanti che la vecchia buona fata aveva lasciati per noi nel cuore della notte. Purtroppo la gioia era un alquanto limitata dal fatto che proprio il giorno dopo si doveva tornare a scuola e non c’era quindi molto tempo per godersi i regali della befana. Magari la ripresa delle lezioni ci angustiava anche perché avevamo rimandato fino all’ultimo giorno lo svolgimento dei compiti per le vacanze.

Un anno, ero ormai in quinta elementare, avevo trovato al mattino, accanto al letto dei bellissimi libri con le copertine rigide e coloratissime: c’erano Il Mago di Oz e il Capitan Tempesta (quest’ultimo un entusiasmante romanzo del mio amatissimo Emilio Salgari). Naturalmente, per svolgere i compiti avevo aspettato l’ultimo giorno ed ora mi si poneva il dilemma se leggere i libri o se fare i compiti.

Decisi di iniziare a leggere Capitan Tempesta e dedicargli non più di un’ora e passare subito dopo ai doveri scolastici. Poi mi appassionai alla lettura e decisi di tirare avanti fino a ora di pranzo: i compiti li avrei fatti nel pomeriggio. Andò a finire come era naturale: lessi il romanzo di Salgari tutto d’un fiato fino a tarda sera e solo qualche ora prima di andare a letto mi decisi a svolgere qualcuno dei compiti che erano stati assegnati per le vacanze.

Ho sempre trovato che fosse una crudeltà ai limiti del sadismo dare a scolari e studenti ben due settimane di vacanza per farli tornare a scuola il giorno successivo alla Befana, senza permettere loro di godersi i doni della buona vecchia fata, succedanea dei Re Magi del Vangelo.

Noi siamo abituati a dire Re Magi e a pensarli in numero di tre, il vecchio, il giovane, il moro, e di chiamarli con i nomi della tradizione Baldassarre, Gasparre, Melchiorre.

In realtà, il Vangelo non dà ai Magi la qualifica di “Re”, non ne esplicita il numero e neanche fa dei nomi.

Non si parla neanche della differenza di età e di razza. Uno dei più antichi presepi a tutto tondo si trova nella chiesa di Santo Stefano a Bologna. Te lo mostro qui in una bella foto di Paolo Monti. Non so se uno dei tre abbia qualche caratteristica che lo faccia individuare come “moro”. Uno dei tre ha i capelli grigi e può essere individuato come l’anziano Baldassarre.

re magi presepe santo Stefano Bologna
I Re Magi nel presepe di Santo Stefano a Bologna.
Foto di Paolo Monti, tratta dalla rete.

Nella nostra pratica presepiale, noi poniamo i Re Magi sulle loro cavalcature dapprima un po’ lontani, poi li facciamo avvicinare un po’ alla volta e, infine, all’Epifania, li collochiamo, appiedati, dinanzi alla grotta della Natività, la stessa in cui il Bambino è stato adorato dai pastori. In questo operiamo una fusione di momenti che nel racconto dei Vangeli sono del tutto distinti.

re Magi sui cavalli
I Re Magi sulle loro cavalcature.
Figurine di arte popolare. Si distinguono il vecchio, il giovane, il moro.
Foto di I. Sarcone.

In effetti, l’adorazione da parte dei pastori appartiene al racconto che dell’evento fa l’evangelista Luca; l’arrivo dei Magi è invece narrato dall’evangelista Matteo e si colloca circa due anni dopo la nascita di Gesù.

La rappresentazione del presepe risponde ad esigenze di tipo diverso rispetto a una consapevolezza storica della narrazione dei fatti e, rispetto a quest’ultima, è sicuramente più poetica: è infatti bello vedere i sapienti e ricchi chinarsi dinanzi alla stessa mangiatoia dinanzi alla quale si sono genuflessi i semplici e poveri.

Ma la consapevolezza storica è necessaria, non solo in sé e per sé, ma anche per comprendere e   interpretare nella maniera corretta i monumenti dell’arte, per esempio le immagini dei due sarcofagi, di cui già ti ho parlato, quando scrissi sulla Natività nei monumenti cristiani antichi.

Nel primo sarcofago, si può vedere come il Bambino nella mangiatoia è adorato dai pastori, secondo il racconto di Luca, è invece in grembo alla Madre, quando, secondo la narrazione di Matteo, i Magi giungono, qualche anno dopo (infatti, Erode, che teme per il suo potere, dà l’ordine di uccidere i bambini dai due anni in giù, in quell’episodio che è ricordato come strage degli innocenti).

re magi su un antico sarcofago
Antico sarcofago con l’adorazione da parte dei pastori, su un lato, e i Re Magi sull’altro.

La scena sul secondo sarcofago è alquanto problematica. Secondo il racconto di Matteo,  i Sapienti non avevano più visto la Stella, che ora riappare loro al di sopra della capanna in cui è Gesù e uno dei tre la mostra ai compagni di viaggio.

re magi su sarcofago antico
Antico sarcofago: i Re Magi osservano la stella sulla capanna del Bambino Gesù

Ci sarebbe qui, tuttavia, un’anticipazione, come quella consueta sui nostri presepi, perché il Bambino è ancora nella mangiatoia, diversamente dal racconto dell’evangelista. Si potrebbe allora pensare alla compresenza di due scene, spazialmente lontane, ma che avvengono nello stesso momento: a Betlemme nasce l’atteso Messia e in quello stesso momento i tre Magi avvistano la Stella che annuncia la Nascita di Dio nel tempo. I Sapienti la riconoscono come la stella propria del Messia. Infatti, a Erode dicono: “abbiamo visto sorgere la sua stella (vidimus stellam eius in oriente)”. A questo particolare riconoscimento sembra alludere il gesto del primo dei tre.
Gli antichi monumenti pretendono dall’osservatore attenzione ed acutezza, per essere interpretati correttamente e, così, rivelare tutta la sapienza e l’arte che presiedettero alla loro creazione.

Un esempio di come un monumento dei primi secoli cristiani possa essere interpretato alla luce anche delle più moderne conoscenze (per esempio l’astrofisica) è stato offerto da Teodoro Brescia, in un libro molto interessante, La Stella dei Magi e il sarcofago decifrato, Nexus edizioni, Battaglia Terme (PD) 2013.

Su tutto questo dovrò ritornare. Per ora voglio solo chiederti di notare come, negli antichi monumenti cristiani, i Magi sono sì in numero di tre, ma non sono ancora insigniti di attributi regali: in capo non portano la corona, ma un berretto di tipo “frigio”, che li fa riconoscere come provenienti dall’Oriente. Inoltre non sono ancora distinti per l’età, né per la razza.

Confesso che il tema dei Re Magi sul presepe e nella tradizione mi ha sempre affascinato: spero che affascini anche te, perché ci siamo appena incamminati sulla strada dei Re Sapienti.

 

2 commenti

  1. I semplici i primi a vedere Dio (i pastori), gli ultimi i sapienti (i Magi). E poi c’è a chi non è dato vedere: i potenti e i prepotenti (Erode). Come è ricco di significato ogni minimo particolare nel presepe, l’unico limite sembra la nostra capacità di coglierlo. Saluti

    • Ha ragione, signor Francesco. E il nostro sforzo è appunto di superare il limite. Che si sposta sempre in avanti, mentre crediamo di averlo quasi raggiunto. Ma è proprio questo che fa la bellezza della nostra ricerca. Non disse forse il Maestro che dobbiamo essere “perfetti, come è perfetto il Padre che è nei cieli”?

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