domenica , 1 Dicembre 2024
Presepe-Napoletano-Popolare
Presepe Popolare realizzato da Elio Catalano, Natale '94

Presepe napoletano: colto e popolare

Tra i vari tipi,  il presepe napoletano popolare, ben distinto dal presepe colto, ha un proprio valore tradizionale e simbolico, costituito da un paesaggio molto semplice, realizzato in sughero e popolato da “personaggi obbligati” di terracotta.

Nel parlare di presepe napoletano popolare, dobbiamo ricordare che ogni popolo, ogni regione, ogni città ha un suo modo specifico di costruire il presepe, segue cioè una propria tradizione.

In Italia, per esempio, c’è una tradizione che rappresenta la Natività in una grotta, un’altra che la colloca in una capanna.

Naturalmente, questa diversità ha delle ragioni: devi sempre ricordare che, nel presepe, nessun particolare è lasciato al caso, vale a dire che ogni elemento ha un proprio significato.

Alle tradizioni diverse corrispondono diversi strumenti, tecniche, figurazioni artigianali che sono ben riconoscibili.

La tradizione pugliese e quella siciliana, tanto per fare qualche altro esempio, hanno caratteristiche proprie che le tengono distinte dalla tradizione napoletana. Anche i rispettivi artigianati sono ben riconoscibili: i pastori siciliani e pugliesi, anche per chi non ha molta esperienza, sono facilmente distinguibili da quelli napoletani.

L’elemento fondamentale dell’artigianato presepiale è, infatti, questo: il “Pastore”. Un termine tecnico per indicare la statuetta da presepe, con una estensione semantica: poiché i primi ad accorrere alla culla del Bambino Gesù furono, appunto, dei pastori, in alcune  tradizioni si indicarono con questa parola tutti i personaggi del presepe.

I materiali in cui sono realizzati i “pastori” sono vari: il più comune è la terracotta, ma anche il legno, la cartapesta e lo stucco sono molto adoperati.

L’artigianato in cartapesta è tipico della città di Lecce, che con questo materiale dà vita a veri e propri capolavori, esposti spesso anche nelle edicole votive.

Ma se il presepe è parte integrante del patrimonio culturale, folclorico, di tutti i paesi cristiani, a Napoli, tuttavia, questa tradizione acquista i caratteri di un’autentica passione, fino a sconfinare in una vera e propria mania; in un mio libro, Il sogno di Benino (che puoi trovare qui), ho scritto che “i Napoletani, quando non sono impegnati a fare il presepe, sognano di farlo”.

C’è tuttavia un errore facile da commettere, quando si parla o si scrive del presepe napoletano: di  non operare distinzione alcuna fra i diversi tipi di presepe: in genere, gli autori degli studi sul presepe napoletano tengono di vista il tipo che possiamo definire del presepe “colto”, senza occuparsi, se non di sfuggita, di quello che possiamo definire del presepe “popolare”.

Le differenze tra l’uno e l’altro sono, infatti, notevoli.

Innanzitutto, il presepe napoletano colto è di dimensioni molto maggiori, ospitando dei “pastori” di notevole altezza, intorno ai cinquanta centimetri, il cui corpo è costituito da un manichino in stoppa, con testa, mani e piedi in terracotta o creta, e rivestito da veri e propri abiti.

Le parti in terracotta o legno sono talvolta opera di grandi artisti, i cui nomi sono ricorrenti nella storia dell’Arte.

Lo “scoglio”, cioè la struttura, raffigura, con scrupolosa precisione, ambienti della città di Napoli e dei suoi dintorni. Spesso la Natività è collocata nei ruderi di un tempio classico romano.

La minuziosa cura dei particolari, ammirevole soprattutto in quei piccoli oggetti che si definiscono appunto “minuterie”, fa sì che questo tipo di presepe costituisca una preziosa documentazione della vita di Napoli tra Seicento ed Ottocento. Da un punto di vista sociologico, è tipico della classe nobiliare e della ricca borghesia, a causa dei notevoli costi.

Uno degli esempi più famosi di questo tipo è il “presepe Cuciniello” al Museo cittadino nella Certosa di San Martino .

Il presepe napoletano popolare, per intenderci quello che si fa nelle case ed un tempo era tipico dei “bassi napoletani”, ha invece una struttura molto semplice, formata da assi di legno ricoperte di sughero.

Presepe Napoletano Popolare - Esempio di struttura
Presepe Popolare Napoltano – Struttura per presepe in sughero

Presenta degli stretti ripiani, che raffigurano i tornanti di un monte e che sono collegati al piano di base da una serie di discese. Sul piano di base si aprono tre grotte: in quella di centro è collocata la Natività, da una delle due ai lati esce il carretto del cosiddetto “Ciccibacco”.

Presepe Napoletano Popolare - Natività
La Natività nel Presepe Napoletano Popolare realizzato da Italo Sarcone nel Natale del 1993

I pastori sono completamente in terracotta, alti in genere una decina di centimetri, ottenuti mediante uno stampo e rifiniti e dipinti a mano. Essi rappresentano una serie di personaggi “obbligati”, che, tradizionalmente, sul presepe non devono mancare. Il fatto che non sempre si possa riconoscere a questi umili prodotti artigianali un pregio artistico non toglie nulla al loro valore simbolico.

Presepe Napoletano Popolare - Oste
Oste nel Presepe Napoletano Popolare realizzato da Italo Sarcone nel Natale del 1992.
Presepe Napoletano Popolare - Ciccibacco
Ciccibacco nel Presepe Napoletano Popolare realizzato da Italo Sarcone nel Natale del 1992.
Presepe Napoletano Popolare - Avventore
Avventore nel Presepe Napoletano Popolare realizzato da Italo Sarcone nel Natale del 1992.

Il presepe napoletano colto è da tempo oggetto di numerosi studi e dell’insegnamento universitario, nel campo delle arti “minori” (almeno, così erano definite una volta: per fortuna, pare che oggi questa terminologia sia in disuso): la preoccupazione degli studiosi era  quella di verificare se un “pastore” (soprattutto per la testa) era opera di un celebre artista: per esempio, Giuseppe Sammartino, Francesco Celebrano, o uno dei Vaccaro, nomi, questi, che incontrerai spesso, se cammini per  Napoli, visitando chiese e musei.

Il presepe napoletano popolare solo di recente ha iniziato ad attirare l’interesse degli studiosi, come campo di indagini antropologiche, psicologiche e simboliche. Io gli dedico le mie ricerche fin dai primi tempi dei miei studi. Un primo punto fermo fu la pubblicazione, nel 1985, di un libro, In Limine, un’antropologia poetica della città di Napoli, un secondo fu la stesura e la pubblicazione, nel 1989, del già citato Sogno di Benino.

E tu, quale tra questi due tipi di presepe napoletano preferisci?

 

4 commenti

  1. Caro Italo,
    leggendo l’articolo mi chiedevo se ci sono notizie più dettagliate su Michele Cuciniello, se non sbaglio architetto e letterato… grazie.
    Mariano

    • Certo. Michele Cuciniello è una figura interessante per il nostro argomento. Ho in programma su di lui un prossimo articolo. Visto che ti interessa, vedrò di affrettare i tempi. Ciao e grazie.

  2. Mi interesserebbe approfondire la presenza nel presepe napoletano colto della figura “la procidana”. Da diversi ani studio il costume delle donne di Procida e vorrei saperne di più sul perché della figura presenile, motivo, simboli ecc.
    Potete aiutarmi anche con delle immagini?
    Elisabetta Montaldo

    • Mi scusi se ho tardato tanto a rispondere. Desideravo darLe qualche notizia che potesse interessarLa, ma non sono riuscito a trovare nulla. Non lascerò comunque cadere l’argomento. Spero di poterLe essere d’aiuto quanto prima.

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