Lavorare la creta è un piacere che può offrire molte soddisfazioni, a patto di non avere fretta e di compiere pazientemente alcune operazioni preparatorie.
La creta è un materiale plastico che si raccoglie sulla riva di fiumi e torrenti. Naturalmente, è raro che un artista o un artigiano vada a prenderla da sé in questi luoghi, anche perché non sarebbe pienamente adatta allo scopo. Vi sono fabbriche specializzate che, mediante procedimenti tecnici piuttosto complessi, trasformano la materia grezza in blocchi o panetti di varie dimensioni, che si possono acquistare nei negozi di belle arti.
Chi lavora con la creta, però, sa bene che neanche quella acquistata nel negozio è davvero “pronta all’uso”. Chi vuole andare sul sicuro ed evitare brutte sorprese in fase di cottura (del tipo di sentire “scoppiare” il pezzo e vederselo ridotto in frantumi) sottopone la creta acquistata ad ulteriori manipolazioni.
- Ci si assicura che non sia rimasta nella creta nessuna impurità, per esempio qualche sassolino, che sarebbe causa del temutissimo scoppio. C’è chi spinge la propria prudenza fino allo stadio quasi maniacale di filtrare la creta, dopo averla sciolta in abbondante acqua, mediante una garza o semplicemente una tela: dopo averla filtrata, basta attendere che la creta riacquisti la consistenza adatta per essere modellata. Ammetto che qualche volta, quando non ero del tutto sicuro della purezza del materiale acquistato, adottavo anch’io questa maniacale precauzione.
- Si fa in modo che non rimanga nel materiale nessuna bolla d’aria, che sarebbe anch’essa causa dell’ormai famigerato scoppio.
Non so se l’hai mai provato, ma ti assicuro che sentire i pezzi che scoppiano durante la cottura è provare una trafittura alla schiena. Per fortuna, io l’ho sperimentata pochissime volte, grazie all’abilità e all’amore con cui mia madre cuoceva i miei pezzi, come ti dico qui.
Perciò, quando ti accingi a dare forma alle tue idee mediante la creta, frena la tua impazienza e, prima di dare sfogo al tuo estro creativo, premi bene con le mani il materiale, schiaccialo, fanne nuovamente una palla, poi schiaccialo e stendilo di nuovo, con una serie di manipolazioni che toglieranno tutta l’aria che potrebbe esservi all’interno.
Quando si ritiene che il materiale è pronto ci si mette all’opera, servendosi come strumenti innanzitutto delle dita, ovviamente, e anche dell’ausilio di apposite stecche, lavorate in modo da avere due estremità, di diverse forme e dimensioni, per adempiere a funzioni diverse. Le stecche, generalmente fatte di legno di bosso, si trovano in vendita presso qualunque negozio di belle arti.
Alcune stecche hanno le estremità fatte con filo di metallo molto spesso e sagomato: queste servono soltanto a portare via il materiale in eccesso.
Vanno evitate le stecche di plastica, che possono andare bene per materiali come il das o la plastilina, ma non certo per la finissima creta.
L’ideale sarebbe di intagliare da sé le proprie stecche, in modo da dare loro la forma che si ritiene più utile per i propri scopi. Così faceva mio padre: lo ricordo bene nell’operazione di trarre fuori gli strumenti del suo lavoro, intagliandoli con il coltello nei rametti d’ulivo che mio nonno materno gli portava, proprio per quello scopo, dal paese.
In genere, gli scultori adoperano stecche di vario tipo. Io ho visto mio padre lavorare solo con due stecche, una più grande ed una più piccola.
A questo punto, però, nel dare inizio all’opera, devi decidere se vuoi creare un pezzo unico o un modello da riprodurre in più esemplari mediante stampo. Anche le dimensioni sono alla base di preparativi di tipo diverso.
Il caso più semplice è quello in cui vuoi modellare un pezzo unico di piccole dimensioni. Ho detto “il più semplice”, perché non hai vincoli di alcun genere né particolari precauzioni da prendere.
Nel caso, infatti, che tu debba preparare un modello per lo stampo, nel modellare devi fare attenzione a non creare sporgenze e rientranze tali da formare il “sottosquadro”.
Se poi devi lavorare un pezzo di maggiori dimensioni, può essere utile creare una struttura di sostegno, in modo che la creta umida non si afflosci e cada sotto il suo stesso peso.
Un’altra cosa che devi sapere è questa: il pezzo che dovrà essere cotto non deve essere compatto, ma cavo, altrimenti, ancora una volta, scoppia e va in mille schegge.
Per i pezzi di piccole dimensioni, basta praticare un foro che lo percorra per intero; per i pezzi di dimensioni maggiori, si procede all’operazione di svuotamento, mediante un coltello, man mano che la creta si indurisce.
L’essiccamento, infatti, avviene lentamente, procedendo dall’esterno verso l’interno: quando l’esterno è indurito, l’interno, ancora fresco, può essere facilmente rimosso. Si può anche tagliare il dorso della statuetta, per scavare con maggiore comodità; poi, una volta completata l’operazione di svuotamento, si rimette a posto il dorso servendosi dell’acqua e della stecca.
Fin qui ho parlato di quello che sarà un pezzo unico.
Se, invece, stai preparando un modello per lo stampo, lo svuotamento non è necessario: infatti, nell’operazione di creazione dello stampo, il modello va irrimediabilmente perso.
In quanto ai pezzi successivi creati per mezzo dello stampo, questi risultano già cavi proprio per il modo in cui vengono lavorati.
Un pezzo di dimensioni maggiori può essere lavorato intorno ad un’armatura, costituita di filo di ferro ricoperto con carta di giornale: durante della cottura, la carta sarà ridotta in cenere ed il pezzo risulterà naturalmente cavo.
Prima di passare alla cottura, è necessario attendere che il pezzo sia bene asciutto.
E se non lo cuoci? La creta essiccata si presenta di colore grigiastro. Naturalmente, puoi ugualmente dipingerla, ma devi essere consapevole dei rischi a cui va soggetta la creta non sottoposta a cottura: la sua maggiore nemica è l’umidità, cioè l’acqua, che ha il potere di riportarla allo stato originario di materia informe. Vero è che con il tempo indurisce, ma non tanto che non vada soggetta o sfaldature e abrasioni. Un’opera in creta non cotta tende a ridursi in polvere.
Perciò, meglio cuocerla. Della cottura parlo qui.
Spero di essere stato chiaro, almeno per quanto è possibile la chiarezza, quando si tratta di descrivere operazioni manuali.
Ma il mio vero intento è di farti venire il desiderio di precipitarti nel più vicino negozio di belle arti, comprare un pezzo di creta e delle stecche, per poi, tornato a casa, metterti subito all’opera.
Ci sono riuscito?
Sicuramente ci sei riuscito, ma volevo anzitutto ringraziarti per aver risposto alla mia domanda sull’opportunità della cottura della creta e, poi, farti ancora un’altra domanda a proposito della lavorazione di un pezzo di maggiori dimensioni: la struttura di sostegno, per evitare che la creta umida si afflosci, in che materiale deve essere fatta?
E’ bellissima l’immagine, caro Italo, di tuo nonno che portava dal paese i rametti d’ulivo e il tuo papà che li intagliava per crearne strumenti di lavoro.
Un caro saluto
Mariano
Caro Mariano, tra poco sarà pubblicato l’articolo sulla cottura dell’argilla. Per quanto riguarda la struttura portante di un pezzo di dimensioni maggiori, può essere preparata abbozzando la figura con carta di giornale, del quotidiano, naturalmente, non del rotocalco. Intorno si fa il rivestimento di creta che viene modellato. Così, in fase di cottura la carta è bruciata e il pezzo risulta cavo di per sé. Io, però, non ho mai usato questo sistema, preferendo lavorare il pezzo “pieno” e svuotarlo dopo della creta superflua all’interno. In verità, riconosco di essere un po’ schematico, ma vorrei scrivere degli articoli più tecnici, corredandoli di foto, per essere maggiormente chiaro. Grazie per avermi scritto.
Se scriverai questi articoli non finirò mai di ringraziarti ed io sarò una tua fedele lettrice. Se sai qualcosa anche su come pitturare permanentemente dei “biscotti” di argilla te ne sarei eternamente grata.
Help! Come posso svuotare dei pastori che per errore mi sono dimenticata di svuotare? Per favore aiutatemi non ho piu il tempo di rifarli!
Ahi! se la creta si è indurita, non puoi fare altro che, con un chiodo, cercare di operare un piccolo foro; ma rischi di rompere il pezzo. Però, se i pezzi sono piccoli, magari puoi provare a cuocerli lo stesso, anche pieni: potrebbe anche andare bene. Ma se li lasciassi per quest’anno senza cottura? Li dipingi come sono e li metti sul presepe. Dopo le feste, puoi provare a cuocerli. Se poi saltano, avrai tutto il tempo di rifarli. O anche di incollarli. Un pezzo “scoppiato”, se non va in mille pezzi, si recupera e dopo la pitturazione non si vede più il danno. Buona fortuna. Poi, mi fai sapere come è andata?
Ciao..una domanda..ma il fornetto elettrico a che temperatura andrebbe messo? E per quanto tempo più o meno devono essere lasciati i piezzi nel forno?
Grazie
Penso che il forno elettrico sia dotato di un libretto di istruzioni. La creta cuoce anche alla temperatura dei carboni accesi, che si aggira sui 900 gradi. Credo che, come con i carboni, la temperatura debba essere gradatamente aumentata. Io cuocevo (o meglio mia madre cuoceva) i miei pezzi con i carboni. Ma prevedo un articolo più tecnico, con l’aiuto di una signora che lavora la creta e che è quindi più competente di me. Abbi pazienza per qualche settimana ancora. Spero che continuerai a seguirmi.
sìììì, ci sei riuscito e sei stato chiarissimo e ti ringrazio infinitamente per questo!! 😊