Metapresepe: G. Ercolano e le storie di zi’ Peppe

 Metapresepe ho definito il presepe che l’artista Giuseppe Ercolano ha creato nel suo laboratorio di Meta di Sorrento, ispirandosi alle storie di Zi’ Peppe, il personaggio che, nel libro di Gennaro Matino, narra a un ragazzino delle scuole medie la storia e il significato della rappresentazione presepiale.

Perché “metapresepe”?

Esiste nella lingua greca un prefisso, “meta-“ che serve a comporre sia in greco, sia in italiano, una quantità di parole che sono di uso più o meno comune, nella filosofia, nell’arte, nella religione: per esempio “metafisica”, “metafora”, “metempsicosi”.

Serve anche a formare parole tecniche come “metalinguaggio“, che si applica a ogni discorso in cui il linguaggio serve a spiegare il linguaggio stesso; esiste anche “metateatro“, quando si vuol dire che il teatro rappresenta se stesso, per riflettere sulle proprie caratteristiche, sulle proprie problematiche ed anche sui propri limiti: un esempio ne è la commedia di Eduardo De Filippo, Uomo e galantuomo, la quale mette in scena una compagnia di attori, saltimbanchi più che altro, che si impegnano a mettere in scena una tragedia: ma gli occasionali spettatori che assistono alle prove, scoppiano in entusiastiche risate, perché l’hanno scambiata per una farsa. Il teatro, in questo caso, affronta i problemi del teatro, le difficoltà degli attori e le incomprensioni del pubblico.

Ebbene, quando mi sono recato, con l’amico Guido Di Lorenzo ancora una volta a Meta di Sorrento, per incontrare Giuseppe Ercolano, che tu conosci anche da queste pagine, ho avuto la sospresa di scoprire quello che immediatamente mi è venuto fatto di definire il “metapresepe“, il presepe cioè che parla di se stesso.

Poiché si avvicina il momento di allestire il presepe, ho pensato di farti conoscere questo bellissimo lavoro che ha fatto immediatamente presa sulla mia fantasia, al punto che non riuscivo a staccarmi dalla sua contemplazione, ammirando i particolari mano a mano che li venivo scoprendo.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Assieme.
Foto di I. S.

Si vede la sala da pranzo di una casa, non ricca, ma dignitosa, quale può essere quella di un modesto pensionato: si tratta, infatti, della casa di Zi’ Peppe, ferroviere in pensione ed appassionato del presepe, al punto da conoscerne approfonditamente la storia e da saperne spiegare il simbolismo.

Infatti, nella raffigurazione che ne dà Giuseppe Ercolano, il vecchio ex ferroviere è impegnato a mostrare il presepe ad un giovanissimo ascoltatore, dal napoletanissimo nome di Gennarino, studente delle scuole medie, cui è stato assegnato il non facile compito di scrivere una relazione sul presepe.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Zi’ Peppe e Gennarino.
Foto di I. S.

Naturalmente, avrai riconosciuto nel vecchio e nel ragazzino i personaggi di un libro, di cui già ti ho parlato in queste pagine, e che è dovuto alla penna di don Gennaro Matino, sacerdote e docente di storia ecclesiastica.

Naturalmente, non è il caso di ripetere quello che ho già scritto in quell’occasione. Ci interessa piuttosto soffermarci sui particolari di questa affascinante rappresentazione: innanzitutto i volti. Quello del vecchio appassionato è tutto pieno di fierezza per il lavoro compiuto, il ragazzino appare estasiato di fronte a tante meraviglie che scopre per la prima volta (confesso, di fronte a questo metapresepe, mi sono sentito io stesso come Gennarino).

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Zi’ Peppe fiero, Gennarino estasiato.
Foto di I. S.

Ma un vero capolavoro di arguzia e di psicologia è il viso di Luisella, la moglie del vecchio pensionato. Devi saperlo leggere, quel volto, perché è il volto delle donne di una volta, quelle donne che erano, senza darlo a vedere, i veri capi della famiglia, che sapevano reggere e guidare con autorevolezza e nello stesso tempo con dolcezza: che davano all’uomo l’illusione di essere lui quello che comandava, mentre erano loro a prendere le decisioni importanti: ed erano sempre le decisioni giuste.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Luisella, la moglie di Zi’ Peppe.
Foto di I. S.

Luisella, come tutte le brave massaie, tiene all’ordine della casa e all’economia familiare: per questo brontola per quella passione presepiale del marito, che porta un po’ di disordine e pesa alquanto sulle non troppo floride finanze della famigliola: ma, in realtà, sarebbe la prima ad essere delusa, se il marito, per Natale, non facesse il presepe.

Sono cose che conosco per esperienza: anche la mia buona madre brontolava per la mia mania del presepe, ma la prima volta che mi azzardai a non farlo, ne ebbi un delicato, ma deciso rimprovero, sì che dovetti ricorrere ai ripari, come ho narrato qui.

Luisella guarda con tenerezza e indulgenza quell’anziano marito e sorride, perché egli le appare più bambino di Gennarino che gli sta accanto: quante volte, a quel bambino cresciuto che un marito è sempre ha dovuto fare non solo da moglie ma anche da mamma.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Luisella sorride indulgente alla mania del marito.
Foto I. S.

Credo che l’artista ha davvero saputo cogliere ed esprimere nel volto di Luisella tutte le virtù pubbliche e private delle madri di famiglia.

Quando Gennarino ha bussato alla porta, a chiedere aiuto per la sua relazione scolastica a Zi’ Peppe, questi era impegnato nella delicata operazione dello “scartoccio”, che ho già descritta qui, e che consiste nel togliere i “pastori” dall’imballaggio in cui erano stati avvolti, quando erano stati “messi a riposo”, dopo l’ultimo Natale. Vedi, infatti, nella rappresentazione di Ercolano, lo scatolone con i “pastori” ancora chiusi nella carta di giornale; alcuni sono già stati liberati dagli involucri e deposti sul tavolo; i pezzi di giornale che li avvolgevano sono caduti in terra (poi occorrerà rialzarli, altrimenti Luisella avrà tutte le ragioni di brontolare).

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Lo “scartoccio”.
Foto di I. S.

Per inciso, la carta di giornale, in particolare quella dei quotidiani, è il materiale migliore per conservare i “pastori”, quando questi devono essere riposti.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Ancora lo “scartoccio”.
Foto di I. S.

Un piccolo capolavoro nel capolavoro è costituito dal presepe che Zi’ Peppe sta mostrando a Gennarino: un classico presepe popolare napoletano, con le discese che portano al piano su cui si apre la grotta della Natività. Esso, come mi comunica il maestro Ercolano, è opera di Luigi Tramontano.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
Il presepe di Zi’ Peppe. Opera di L. Tramontano.
Foto di I. S.

Una incongruenza potrebbe apparirti il fatto che il presepe sia bell’e completo, mentre lo “scartoccio” è appena all’inizio. Ma, anche a non volerla considerare una “licenza poetica”, nell’arte non è raro il caso di momenti diversi rappresentati simultaneamente, per rendere l’azione nel suo processo, sia nel suo divenire, quindi, sia nel suo momento culminante.

Il festoso clima natalizio è sottolineato dai dolci sul tavolo, i tipici dolci della tradizione napoletana. Puoi divertirti a notare la frutta secca, noci, fichi che non possono mancare sulla tavola natalizia, soprattutto nel corso della tombolata: il “panariello” e le carte per la tombola sono già pronte in un angolo. Babà, rococò, mostacciuoli si aggiungono al piatto di struffoli portato da Luisella.

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Il metapresepe di G. Ercolano.
La tavola dei dolci natalizi.
Foto di I. S.

Il pandoro non appartiene, invece, alla tradizione natalizia napoletana: esso è un discreto omaggio alla città di Milano, dove hanno trovato lavoro il figlio e la nuora degli anziani coniugi, e anche una discreta allusione al loro rimpianto di nonni per non avere con sé i nipotini nella Notte Santa. Sono tutti aspetti presenti nel libro di Gennaro Matino.

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Il metapresepe di G. Ercolano. Il panettone “milanese”.
Foto di I. S.

 

Nell’ambiente familiare di una volta, accuratamente ricostruito (la sedia impagliata, la cappa del camino, le mensole con delle ceramiche, le pentole di rame, l’immagine sacra alla parete), si nota, in un angolo, ma bene in vista, un albero di Natale: il nostro Zi’ Peppe, irriducibile presepista, non rinuncia tuttavia a questo simbolo festoso, che non è necessariamente in contrasto con il presepe, può esserne, invece, un allegro coronamento, come ho scritto qui.

E tu, stai già pensando al tuo presepe? Hai mai pensato che, nel “fare il presepe”, puoi trarre ispirazione da un libro, come ha fatto Giuseppe Ercolano? Se ci hai già provato, o se intendi provarci, mi farebbe piacere conoscere i risultati della tua ricerca.

 

2 commenti

  1. Appena finito di leggere “Il Pastore della meraviglia”, devo dire un’ottima lettura, specialmente in questi giorni di attesa del Natale, grazie di avercelo fatto conoscere Professore! Divertente il fatto che avendo letto il libro dopo questo articolo mi sono immaginato i personaggi con i volti del “metapresepe”. Peccato però che un altro ottimo libro di cui molti di noi “sognano” la ripubblicazione non è più disponibile! Mi chiedo se in futuro potrebbe essere disponibile la versione e-book acquistabile su questo sito magari con modalità simili a quelle del video-corso. Un caro saluto

    • Veramente, signor Francesco, per il libro di Don Matino deve ringraziare Mariano Sorrentino che me lo regalò. In quanto al mio libro (credo che a questo si riferisca), credo che sarà accontentato a breve termine, grazie al mio infaticabile nipote che cura questo sito. Spero che lo trovi ancora “ottimo” dopo averlo letto (se avrà ancora voglia di farlo). Sa, quando si aspetta con ansia qualcosa, è facile che si sia poi delusi dalla realtà. Ma grazie per l’interesse con cui ci segue.

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