Un tipo particolare di presepe popolare, a forma circolare, ricorda da vicino la forma del Purgatorio dantesco e risale all’antichissima forma del labirinto, la struttura spiraliforme che conduce ad un centro.
Nella chiesa di Santa Maria del Fiore, cattedrale di Firenze, la parete di una navata ospita una delle più celebri rappresentazioni del grandioso mondo della Divina Commedia di Dante, l’affresco di Domenico di Michelino. Il Poeta, raffigurato nell’aspetto e nell’atteggiamento che si sono imposti all’immaginario degli Italiani, con la mano sinistra regge la sua Opera, aperta alla prima pagina: “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura”; la mano destra indica alle sue spalle i tre regni da lui evocati nelle tre Cantiche, l’Inferno, il Purgatorio, il Paradiso.
L’affresco è interessante anche per la precisa immagine della città di Firenze.
Ma qui voglio richiamare la tua attenzione sulla montagna del Purgatorio, al centro, in secondo piano, con le sue cornici lungo le quali si purificano le anime ormai salve.
Le cornici formano una spirale che porta al cielo, con lo stesso movimento, ma al contrario, con il quale l’inferno si sprofondava verso il centro della terra. A quest’ultimo il pittore ha fatto allusione raffigurando la schiera degli ignavi che segue la volubile bandiera, segno della loro incapacità di prendere posizione.
Il movimento spiraliforme è tipico di una struttura mitica di cui hai spesso sentito parlare: quella del labirinto. Per potere proseguire nel discorso, devo avvertirti che l’immagine originaria del labirinto non è quella cui comunemente si pensa, cioè una costruzione intricata, con una serie di percorsi e di andirivieni ingannevoli: è invece l’immagine di un percorso circolare che, stringendosi sempre più, conduce ad un centro, in cui è collocato l’oggetto della ricerca: questo può talvolta essere anche pericoloso. Il caso mitologico più conosciuto è quello del Minotauro cretese. Teseo affronta il labirinto per uccidere il Minotauro e può uscire salvo da esso, grazie all’aiuto di Arianna e del suo celebre filo.
Il labirinto, per il suo valore sacrale, dalla simbologia pagana passò a quella cristiana. Il labirinto è spesso raffigurato nelle chiese medievali: il più celebre è quello sul pavimento della cattedrale di Chartres, vicino Parigi. I fedeli lo percorrevano e questo gesto era sostitutivo di un pellegrinaggio a Gerusalemme e valeva anche come penitenza dopo la confessione dei peccati.
Un’altra interessante immagine di labirinto circolare (perché ne esistevano anche di quadrati) si trova ancora su un pilastro esterno della cattedrale di Lucca: posto ad altezza d’uomo, si cerca di percorrerlo con il dito per raggiungere il centro. Ti assicuro che l’operazione non è per niente facile e comporta molta pazienza: io dovetti compiere molti tentativi per arrivare al centro. La pazienza impiegata valeva, nel Medioevo, come penitenza dei peccati. Accanto al labirinto, un’iscrizione ricorda il suo valore sacro ed iniziatico:
hic.qVEM creticus edit. DEDALVS. EST. LABERINThVS: dequo. NVLLVS.VADERE. qVIVIT. QVI.FVIT.INTVS. NI.ThESEVS. GRATIS.ADRIANE.STAMINEIVTVS
Questo è il labirinto, che il cretese Dedalo costruì. E da esso nessuno poté uscire, una volta entrato, se non Teseo, gratuitamente aiutato dal filo di Arianna
L’immagine del labirinto, come discesa verso un centro, è sottesa al presepe popolare napoletano: la serie di discese che lo compongono costituiscono, infatti (te ne sarai accorto), una spirale stilizzata.
La forma a spirale è invece evidente in un tipo di presepe dalla forma circolare, in cui la discesa si avvolge, come un serpente, intono al cono della montagna.
Te ne offro un esempio, molto bello, in un presepe che, molti anni fa, il padre di una mia alunna, Alessia Tranchino, presentò ad una mostra presepiale; Alessia me ne diede una foto, come le avevo richiesto per una pubblicazione che poi non feci. Dopo molto tempo, assolvo all’impegno preso.
L’opera mi sembra essere realizzata in sughero, le cui rugosità ed asperità sono state armonizzate con il gesso, e completata con delle spruzzate di colore. I personaggi seguono con naturalezza il movimento della discesa, delimitata dallo steccato di protezione. Il vertice della montagna è coronato dal paesello, da cui muovono i pastori.
Alla base della montagna, c’è la grotta della Natività. Un tocco di colore conferisce la banda musicale dei “Turchi”, che procede verso la grotta stessa. Un piccolo capolavoro, insomma.
Un altro impegno assolvo, pubblicando questo altro “presepe circolare”, le cui foto furono fatte per me (sempre per quella pubblicazione mai venuta alla luce) da un amico che mi chiese di non fare il suo nome. Si tratta di un esempio, anche questo molto bello, di alto artigianato, probabilmente ottocentesco o, al massimo degli inizi del Novecento, completamente in ceramica.
L’immagine ravvicinata permette di verificare l’accuratezza dell’esecuzione e l’eleganza dei particolari: la grotta, costruita con piccoli blocchi che simulano i macigni del monte, il graticcio della mangiatoia, la naturalezza dei gesti nei personaggi.
La visione laterale mostra la discesa a spirale lungo i fianchi del monte, con la scala scavata nella roccia, un particolare anch’esso naturalistico.
Alcuni personaggi sono molto belli, valorizzati anche dalla delicata vernice che esalta i colori. La mano di vernice era necessaria anche per fare risaltare le pieghe degli abiti, che rischiavano di essere appiattite per il colore.
Il presepe circolare permette inoltre di sfruttare anche lo spazio posteriore, arricchendolo di particolari e di personaggi, mentre il presepe frontale si limita, in genere, alla sola visione anteriore.
In verità, io, nell’esecuzione dei miei presepi, ho appreso dal presepe circolare a non tralasciare la visione almeno dei due prospetti laterali.
Sul lato posteriore di questo presepe circolare trova posto anche una bottega, da cui esce una donna che ha appena acquistato un pane dalla forma oblunga.
Costruire un presepe circolare è interessante dal punto di vista simbolico, ma per niente facile sotto il profilo tecnico, perché occorre badare alle proporzioni, ancor più che nella realizzazione di un presepe “frontale”.
Se non hai già il tuo presepe bello e fatto, che tiri fuori ogni anno, all’epoca dello “scartoccio”, che ne diresti, quest’anno, di cimentarti nell’impresa del presepe circolare? E, se ci provi, di mandarmene testimonianza?
Perché (tienilo sempre presente quando mi leggi) io scrivo, sì, per darti delle conoscenze, ma anche e soprattutto per spingerti a “fare il presepe”, o ad arricchire quello che eventualmente hai già , ad agire, insomma, in favore e a difesa della nostra bellissima e importantissima tradizione presepiale, che è, ribadiamolo, elemento non secondario della nostra grande tradizione occidentale.
Sono rimasto sempre affascinato dal presepe circolare, ma non l’ho mai costruito, perché penso che effettivamente hai ragione, caro Italo, non è per nulla facile realizzarlo. Comunque, un pensierino…
Mariano
Scusami per il ritardo nella risposta, ma abbiamo dovuto provvedere alla “manutenzione” (non chiedermi perché, né come si fa: si occupa di tutto Alberto: io scrivo soltanto). Proprio perché è diffcile, bisognerebbe provarci. Se lo fai, poi mi mandi le foto, così le pubblichiamo.
Egregio professore, casualmente ho letto il suo articolo sul presepe circolare e mi piacerebbe aggiungere qualche particolare su quello realizzato intormno alla fine degli anni novanta che viene citato nel suddetto articolo. La motivazione che ci spinse a cimentarci in quella costruzione dipese dalla rinata passione per il presepe napoletano che si sviluppò in quegli anni. Come molte famiglie disponevamo di un appartamento piuttosto piccolo per cui si decise di costruire un piccolo presepe ma completo di tutti gli elementi. La conoscenza di questi elementi era conseguente alla tesi di laurea fatta dal capofamiglia che Le scrive e che era incentrata sull’iconografia del popolo napoletano attraverso le stampe del settecento. Per ricercare queste immagini ad uso di studio fu necessario ricorrere alle biblioteche che possedevano testi di antichi presepi e pastori del periodo del Sammartino o del Mosca o di altri artigiani. Dal momento che la costruzione del piccolo ma interessante presepe comportò molti interessanti passaggi con relativi aneddoti, se Ella vuole potrei raccontarli. Cordiali saluti. Giuseppe T.
Egregio Signor Giuseppe, ho piacere che Lei abbia riconosciuto la sua opera nella mia pagina. Se vorrà scrivermi e darmi maggiori ragguagli, ne sarò lieto; e sono certo che saranno interessati anche i nostri amici lettori che ci affretteremo a rendere partecipi delle sue comunicazioni. Mi saluti Alessia.