domenica , 8 Settembre 2024

Il presepe della Cappella Minutolo nel Duomo di Napoli

Il presepe di cui intendo scrivere è un rilievo sul monumento sepolcrale di Enrico Minutolo, nel Duomo di Napoli. Si tratta di una rappresentazione interessante sotto vari aspetti, ma soprattutto per la figura di Giuseppe che sembra dormire… e invece sogna.

Nel Duomo di Napoli, ricco di storia religiosa, civile e culturale, un monumento in particolare ha sempre attirato la mia curiosità di indagatore di antiche testimonianze: la Cappella della famiglia Minutolo, legata anche alla novella di Andreuccio da Perugia, una delle più celebri del Decameron di Boccaccio. A parte l’interesse del monumento per la storia dell’arte medievale a Napoli (la cappella Minutolo è l’unico monumento, sopravvissuto “integro”, dell’architettura, della scultura e della pittura gotica nell’antica capitale del Regno), non potevo restare indifferente alla rappresentazione di un presepe proprio sulla faccia anteriore del sarcofago, inserito in una bellissima struttura a baldacchino. Non è raro incontrare la Natività su un sarcofago, ma questa raffigurazione mi sembra distinguersi per una sua particolare bellezza.

Per farti godere pienamente la piccola rappresentazione presepiale, non ultimo motivo del fascino di questo prezioso monumento, devo presentare il personaggio che ne fu l’ideatore e il committente, il cardinale Enrico Minutolo, arcivescovo di Napoli alla fine del XIV secolo.

Egli apparteneva alla stessa grande famiglia che aveva dato alla Chiesa di Napoli il grande arcivescovo Filippo che, tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, fu il vero ideatore, con il sostegno dei sovrani angioini, del Duomo di Napoli, nella sua attuale struttura. Tra l’altro, il vescovo della cui sepoltura si parla nella novella del Boccaccio è proprio l’arcivescovo Filippo.

Enrico Minutolo ci viene incontro già prima dell’ingresso nella Cattedrale, proprio sopra il portale, nella grande lunetta, con l’immagine della Vergine, “Madre di tutti”.

La statua della Madonna con il Bambino è bellissima opera d’arte di Tino di Camaino e uno dei pochissimi frammenti  di questo grande scultore che restino nel Duomo, rovinato già nel 1346 da un disastroso terremoto. Gli altri personaggi appartengono alla mano di un bravissimo artista, Baboccio da Piperno, cui Enrico Minutolo affidò il restauro della facciata, agli inizi del XV secolo.

Duomo di Napoli: La Madonna tra San Pietro e San Gennaro. Quest’ultimo presenta Enrico Minutolo, inginocchiato, con l’abito cardinalizio. Credo che Vergine offra al Figlio una melagrana. Foto I. S.

Il Baboccio collocò la statua della Vergine, di cui comprese la bellezza e che volle salvare nella sua nuova ornamentazione, tra i santi Pietro e Gennaro. La scelta dei due santi non era casuale. Una leggenda, che io definisco il “mito fondante” della cristianità napoletana, narrava che nel recarsi a Roma Pietro sarebbe passato per Napoli, dove avrebbe consacrato vescovo il convertito Aspreno, che così sarebbe stato addirittura il primo vescovo della cristianità occidentale. San Gennaro, vescovo di Benevento e martire a Pozzuoli sotto Diocleziano, poi, si era ormai definitivamente collocato come principale patrono di Napoli. Tocca a lui presentare alla Vergine il cardinale Enrico Minutolo, committente dell’opera.

L’iscrizione, in latino e in caratteri gotici, sotto la base della Vergine ricorda l’impegno del cardinale Enrico per il rifacimento del portale.

iscrizione presepe Minutolo
L’iscrizione dice: “Per lungo tempo fui un portale senza alcuna onorificenza e senza bellezza; (ora) sono una fulgida porta piena di decoro; mi adornò, a proprie spese, il mio Enrico Minutolo che una volta fu vescovo di questa sacra dimora ed ora è saldo cardine della colonna apostolica; per il quale io invoco salva ed eterna la vita dopo la morte. Quest’opera fu compiuta millequattrocentosette anni da che il Verbo si fece carne” Foto e traduzione I. S.

Nelle nicchie sulle colonnine ai lati del portale vi sono (vi erano) otto statue di santi, collocate, per così dire su due registri; in quello inferiore i santi della devozione personale di Enrico Minutolo: Nicola di Trani, Anastasia e i due domenicani Tommaso d’Aquino e Pietro Martire. Nel registro superiore alcuni dei santi  tutelari della città di Napoli: Agrippino, Agnello, Efebo (napoletanamente Efrem) e Restituta. Le ultime due sono, ahimé, scomparse e non per la guerra, ma per un restauro degli anni ’50. Rimpiango fortemente la santa Restituta, perché da ciò che se ne può vedere su qualche fotografia anteguerra era sicuramente la più bella tra le statue del Baboccio.

Portale del Duomo di Napoli
Il portale del Duomo di Napoli. Nelle nicchie, i santi protettori di Enrico Minutolo e i santi tutelari di Napoli. Foto di I. S.

Se si entra dalla porta minore di destra e si percorre l’intera navata, si giunge alla Cappella Minutolo che è significativamente collocata accanto a quella in cui sono conservate le reliquie di Aspreno, primo vescovo di Napoli. Non a caso, la Cappella Minutolo è dedicata a san Pietro e sant’Anastasia. La Cappella è privata e non è possibile accedervi (e considerata la preziosità dei materiali e la deperibilità delle pitture è meglio così) ma si vede agevolmente attraverso il cancello.

Presepe nella Cappella Minutolo. Faccia anteriore del sarcofago di Enrico Minutolo.

Il sepolcro gotico del cardinale Enrico Minutolo ripropone in parte il programma iconografico del portale d’ingresso al Duomo. Ai lati del presepe vi sono a destra i santi Pietro e Gennaro e dall’altro i santi Anastasia e Girolamo, che presentano al Bambino Gesù appena nato Enrico, rappresentato con le fattezze di un ragazzo, ma rivestito della porpora cardinalizia. Anche qui i santi hanno la precisa funzione di indicare la titolarità della Cappella e nello stesso tempo di rinviare alla dignità ecclesiastica di Enrico Minutolo.

Santi Pietro e Gennaro sul sarcofago cappella Minutolo
Presepe della Cappella Minutolo. I santi Pietro e Gennaro.

Per comprendere la presenza della santa Anastasia e del san Girolamo, si deve ricordare che ogni cardinale è insignito del titolo di una chiesa di Roma. Enrico Minutolo era cardinale del titolo di Sant’Anastasia, una delle chiese romane più importanti, di cui era stato già titolare san Girolamo, il patrono dei filologi.  Si trattava dunque rivendicare, nell’ambito della gerarchia ecclesiastica, una posizione di eccezionale prestigio.

Presepe della Cappella Minutolo. I santi Anastasia e Girolamo.

Ma c’è di più: la memoria di sant’Anastasia, martire di Sirmione, è celebrata dalla Chiesa cattolica proprio il 25 dicembre. Inoltre, La chiesa di Sant’Anastasia fu una delle prime in cui si instaurò la tradizione delle tre messe di Natale. Ha dunque il suo pieno significato l’immagine della santa accanto alla rappresentazione della Natività.

Presepe della Cappella Minutolo. La Natività. Giuseppe assorto nel “sogno” inviato da Dio

Il “presepe” è composto nel modo che poi sarà tradizionale per i Napoletani: nella grotta scavata in una montagna (resa schematicamente), sui cui fianchi dormono delle pecorelle, trova posto la mangiatoia con il commovente particolare del bue e dell’asinello. Il Bambino è adagiato in terra, sulla paglia e la Vergine Madre è in adorazione di fronte al Figlio di Dio e Suo. Giuseppe, come in molte rappresentazioni artistiche, sembra dormire.

Qualcuno spiega l’atteggiamento del santo Custode con la vecchiaia, quasi un abbandono alla fragilità del corpo.

Non è così. Chi ha dimestichezza con il vangelo secondo Matteo sa che Giuseppe è il destinatario dei messaggi dell’Altissimo, che a lui si rivela nel sogno e nella visione. In sogno l’Angelo lo assicura del verginale concepimento da parte della sua sposa Maria, in sogno è avvertito di fuggire in Egitto perché si attenta alla vita del neonato Figlio di Dio, in sogno è invitato a tornare in patria, perché il pericolo è passato. Giuseppe è meritevole di questo particolare rapporto con Dio: il vangelo ce lo presenta come un “giusto”, ma si intuisce che la “sua giustizia è superiore a quella degli scribi e dei farisei”, attuando il monito di Gesù, prima ancora che esso sia espresso. Giuseppe vive secondo lo spirito di Gesù, prima ancora che il Redentore sia nato secondo la carne.

Anche i Magi sono avvertiti in sogno di tornare a casa per un’altra via, senza passare dall’infido e crudele Erode, che a breve darà il via alla strage degli Innocenti.

Non credo di doverti ancora parlare del sogno e del suo valore iniziatico, dopo quello che ne ho scritto non solo nel Sogno di Benino, ma anche più volte su queste pagine.

Ma, soprattutto, non mancherò mai di metterti in guardia dal considerare la messa in opera del presepe come puro modellismo: come ho avvisato fin dall’inizio del mio videocorso, c’è differenza tra il costruire il plastico della battaglia di Waterloo e “fare il presepe”, processo che coinvolge tutta la personalità, chiamando in causa “forse destre e sinistre“, forze consce ed inconsce. Nel processo di “fare il presepe”, tu modifichi te stesso.

Se ti interessa, approfondiremo insieme questo argomento.

2 commenti

  1. E a chi non verrebbe subito voglia di ingaggiarti come guida per un’accurata visita al duomo… e non solo, ah ah!
    Il videocorso è veramente ben fatto e le varie fasi sono spiegate esaustivamente, ma caro Italo non puoi lasciarci appesi: “Nel processo di “fare il presepe”, tu modifichi te stesso. Che significa?

    • E no, caro Mariano. Quando scrivo su un monumento, poi mi rifiuto di fare la guida. Tra un po’ ci sarà il mio libro sul Duomo di Napoli. Se avrai il coraggio di metterti sotto il braccio un libro di più o meno ottocento pagine, potrai attingere da lì.
      In quanto a che cosa significhi quella sibillina frase,ti invito a un po’ di pazienza. Cercherò di spiegarlo, anche se è alquanto complesso, in un prossimo articolo. Grazie per la lettura e per la domanda.

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