Eboli, alle soglie del Cilento, mi conferma ancora una volta, nell’incontro con santi, eroi, libri e studiosi, la verità del detto errando discitur, “viaggiando si impara”: con il cuore e la mente rivolti a Napoli e al presepe.
Eboli è una bella cittadina, in provincia di Salerno, alle soglie del Cilento, celebre ormai in tutto il mondo, per il libro di Carlo Levi, secondo il cui titolo Cristo vi si sarebbe fermato. Ed Eboli, riconoscente, ha dedicato allo scrittore un monumento nella zona nuova, poco prima del centro storico.
Il titolo del libro, Cristo si è fermato ad Eboli, all’epoca in cui fu scritto (1943-45) voleva significare che la bella cittadina era l’ultimo avamposto della civiltà, prima di una terra desolata dalla miseria più triste, afflitta da mali antichi, che i governi centrali, compreso il fascismo, collusi con i vari poteri locali, non si erano curati, nonché di curare, neanche di affrontare. Dopo Eboli, non si incontrano più cristiani, dice l’autore, ma poveri esseri, trattati alla stregua di bestie Naturalmente, egli si riferisce al particolare uso del termine “cristiano”, nei dialetti del meridione, nei quali esso significa semplicemente “uomo”: “è nu buono cristiano” vale quanto “è un buon uomo”.
Ma questo onore resole dal grande scrittore rischia di fare passare in secondo piano i numerosissimi meriti della bella cittadina.
Innanzitutto, Eboli vanta una serie di uomini illustri: tanto per dirne qualcuno, quel Pietro da Eboli che, secondo la tradizione fu autore del De Balneis Puteolanis, opera importante per la storia delle acque termali della regione flegrea, di cui mi sono occupato in alcune pagine dei miei libri.
Poi, vi nacque Matteo Ripa, missionario nell’estremo Oriente, che a Napoli fondò quel Collegio dei Cinesi che è all’origine dell’importantissimo Istituto Universitario Orientale, divenuto poi Università degli studi di Napoli “L’Orientale”.
Ad Eboli trascorse la sua infanzia, nella casa dei nonni materni, il generale Umberto Nobile, uno dei pionieri della aeronautica italiana e protagonista di audaci trasvolate in dirigibile al Polo Nord, l’ultima, come si sa conclusasi in tragedia. La cittadina gli ha reso onore con alcune epigrafi, una al Corso “Matteo Ripa”, sulla facciata della casa avita.
E se Napoli può vantare un eroe della più nobile natura nel Salvo D’Acquisto, brigadiere dei Carbinieri, anche Eboli ha in Vincenzo Giudice, Maresciallo Maggiore della Guardia di Finanza, uno splendido esempio di abnegazione e di dedizione al dovere.
Passeggiando per Eboli, quindi, sentivo dappertutto aria di casa. Si può dire che non ci fosse angolo che, in qualche modo, non mi rimandasse alla mia Napoli.
Andavamo, dunque, in giro per Eboli, mio nipote ed io. Da piazza Venusti, un vero gioiello urbanistico, su cui si apre la chiesa di S. Maria della Pietà, prendiamo per il Corso Umberto, seguendolo per un tratto. A un bivio, ci fermiamo ad osservare un portale di pietra intagliata, di squisita fattura: la sobrietà della composizione e l’eleganza dell’ornamentazione ci fanno propendere per una datazione intorno al Cinquecento.
Al centro dell’architrave, sorretto da due mensole, uno stemma con al centro l’immagine di un vescovo ci rivela che la chiesa stessa è dedicata a San Nicola, vescovo di Mira. Per un cultore del presepe, è sempre un incontro felice quello con uno dei Santi vecchi che aprono o chiudono le festività del Natale. Infatti, la festa di San Nicola è celebrata il 6 dicembre e proprio in questa data, in Polonia, si apre l’esposizione dei bellissimi presepi di stagnola, come ti ricordavo nell’articolo sul presepe polacco e le sue “cattedrali di stagnola”. Senza contare che San Nicola è uno dei Santi tutelari di Napoli.
Purtroppo, la porta era arcignamente chiusa da un robusto catenaccio. Mentre ci rammaricavamo, un signore che passava di lì ci chiede con squisita gentilezza se vogliamo vederla all’interno. Naturalmente non ci lasciamo sfuggire l’occasione, o meglio quel colpo d’insperata fortuna. Il passante, infatti, ha in custodia le chiavi della chiesa e ci apre immediatamente la porta.
L’interno è di sobrio ed elegante stile cinquecentesco, in accordo con l’esterno, ed è mantenuto con cura.
Vi è ovviamente, in una cappella, la statua del Santo titolare: la sua carica di vescovo è indicata dalla mitra e dal pastorale. Alla sua carità, per la quale il vescovo di Mira è all’origine del moderno Babbo Natale, si allude mediante la borsa che egli ha nella mano sinistra: come ricorderai, San Nicola di Myra era preoccupato per la sorte delle ragazze da marito, che la famiglia, se non poteva fornire loro la dote per sposarsi, avviava alla prostituzione, nottetempo faceva loro pervenire il denaro perché potessero maritarsi.
Sulla balaustra dell’altare maggiore, un’altra bella statua, un busto di un Santo vescovo con mitra e pastorale, mi si rivela per San Biagio. Come sai, è uno dei Santi tutelari della città di Napoli, che gli ha dedicato una via, San Biagio dei Librai. La sua festa ricorre il 3 febbraio, il giorno successivo alla cosiddetta “Candelora”, o la Purificazione di Maria, quando si chiude il ciclo natalizio, che inizia proprio con San Nicola il 6 dicembre. Il ciclo si apre e si chiude con due Santi vecchi, come ho ricordato già in un articolo dedicato appunto al vecchio e al giovane nella tradizione presepiale,
In questa statua non c’è la figura del ragazzo che, sul punto di essere soffocato da una spina di pesce, è salvato dall’intervento miracoloso del Santo, come ho scritto in un recente articolo su San Biagio e i Santi vecchi. Ma riconosco ugualmente il Santo dallo strumento del martirio, un erpice appoggiato al lato destro della statua. La storia del Santo è raccontata anche da un affresco nella chiesa del Santuario della Madonna del Granato, cui ho accennato anche nell’articolo citato.
Il gentile signore che ci ha aperto la porta si rivela per un competente studioso di tutto ciò che riguarda Eboli e la sua storia. Si chiama Giuseppe Barra e tra l’altro dirige un periodico pubblicato dalle edizioni “Il Saggio“, che hanno al loro attivo un nutrito e interessante catalogo, che ti invito a consultare. Il signor Barra, che tra l’altro è cavaliere della Repubblica (lo abbiamo scoperto in seguito), ha spinto la sua gentilezza fino a farci dono di alcune delle sue pubblicazioni, tra cui Diocesi e prelati in provincia di Salerno, che ho subito trovato molto utile per alcuni studi che sto attualmente conducendo.
Si conferma così la verità del vecchio adagio che ho spesso ricordato, quell’errando discitur, che non va inteso però come “sbagliando s’impara” (se sbagli e nessuno ti corregge o se tu stesso non vuoi accettare correzioni, non impari un bel nulla), ma “andando in giro s’impara”: tuttavia, non da turista frettoloso e superficiale, bensì da pellegrino alla ricerca.
Allora, se nelle prossime vacanze, spingessi il tuo cammino fino ad Eboli? Ti assicuro che non avrai da rimpiangere il viaggio e il tempo impegnato.
Descrizione accurata e non encomiastica,ma interessante ecoinvolgente,attenta agli aspetti storici,artistici e culturali che peraltro mi rende orgoglioso della mia terra natia