Nel Museo di Benevento, dove, in un pulvino del chiostro, c’è una delle prime rappresentazioni del presepe, abbiamo trovato una ricca documentazione artistica e storica, dall’antichità ai giorni nostri, illustrata da un personale competente e cortese. La seconda parte del resoconto del nostro viaggio a Benevento, in collaborazione con Guido Di Lorenzo.
Nel chiostro di Santa Sofia, a Benevento, stiamo dunque fotografando i pulvini figurati, soffermandoci con particolare emozione, anzi eccitazione, sul pulvino con la Natività, un vero e proprio presepe ante litteram, quando una voce femminile, cortese, ma ferma, ci ricorda il divieto di fotografare nell’ambito del Museo.
Si vede che questo meraviglioso museo è visitato più da stranieri che da italiani, dal momento che la signora, evidentemente addetta alla sorveglianza, ci si rivolge in inglese, facendo anche dei segni per farci comprendere il divieto.
Non possiamo fare a meno di ridere e di precisare (dobbiamo confessarlo, con un certo orgoglio) di essere italiani. La signora è in compagnia di un altro custode; entrambi sono molto cortesi e sembrano anche dispiaciuti di doverci richiamare al rispetto delle regole. Soprattutto quando vengono a sapere che siamo due insegnanti in pensione.
Ma a noi fa invece piacere constatare che c’è chi fa il proprio dovere in maniera così attenta, ma anche senza alcuna traccia di quella arroganza che è così facile trovare presso chi svolge un tale lavoro.
Veramente Italo cerca di barare, richiamandosi al decreto del ministro Franceschini, del primo luglio del 2014, con il quale si revocava il diritto all’ingresso gratuito nei musei per chi avesse superato i sessantacinque anni, ma nello stesso tempo si aboliva anche il divieto di fotografare, risalente alla famigerata legge Ronchey.
Italo sa bene che quello di Benevento è un museo provinciale e che quindi il decreto Franceschini in questo caso non fa testo, ma in ogni caso è un buon avvio per la conversazione che si fa sempre più cordiale e coinvolgente. La signora Rita e il signor Antonio non sono semplicemente i custodi dei tesori di arte e di storia contenuti in questo splendido museo, ne sono anche ottimi conoscitori ed entusiastici sostenitori. Più infervorata la signora Rita, più riservato il signor Antonio, ma entrambi innamorati del chiostro con i suoi pulvini e felici di poterlo illustrare a visitatori così interessati.
Ci guidano quindi verso un “totem”, che, a dispetto del nome “antropologico”, è una modernissima apparecchiatura, con un video, davanti al quale basta agitare la mano per vedere scorrere le immagini dei pulvini con le relative spiegazioni. Tecnologia avanzata al servizio di un’arte secolare.
Ci era già accaduto di vedere un’apparecchiatura del genere in qualche altro museo, ma tristemente spenta: alla nostra richiesta di spiegazioni sulla maniera di farla funzionare, uno svogliato custode ci aveva risposto che stava lì da tempo, ma che non era mai stata in funzione: un apparecchio moderno e senza dubbio costosissimo, ridotto veramente a livello di reperto “antropologico”: un vero e proprio “totem” innalzato alla inefficienza e allo spreco del pubblico denaro.
Qui, invece, nel museo di Benevento, l’apparecchiatura non solo è perfettamente efficiente, ma è al servizio dei visitatori, grazie alla disponibilità del personale di custodia.
La signora Rita richiama la nostra attenzione su due colonnine, intrecciate a metà altezza in un nodo che, ci spiega, è il “nodo dell’amore”: il pulvino sovrastante mostra una figura femminile nuda, che allatta due bestie, un toro e un serpente. Italo non è però d’accordo con la spiegazione offerta dalla voce del “totem” circa il significato dell’immagine, come il “bene” che si confronta con il “male”, poiché ricorda di avere già incontrato raffigurazioni del genere e di averle interpretate come la Madre Natura che allatta le sue creature.
La prima a Verona, in una formella bronzea sul portale della basilica di San Zeno; puoi vedere, in una riproduzione dell’archivio Scala, la figuretta femminile che reca, appesi ai seni allungati, due rettili, simbolo della bontà della Madre Natura che a tutte le sue creature, per quanto repellenti possano essere, offre il nutrimento.
Un’altra la ritrovi nel rotolo dell’Exultet nella Biblioteca Casanatense in Roma. Qui il simbolo non potrebbe essere più chiaro, perché l’amanuense si è preoccupato di scrivere la parola TERRA ai lati della figura.
Poi, visto che si è fatto tardi, compiamo un giro per il museo, prendendo rapidamente nota dell’importante materiale storico e artistico in esso contenuto.
All’uscita, ci aspettano la signora Rita e il signor Antonio: mentre visitavamo il museo, ci hanno preparato del materiale illustrativo. Si scusano ancora per averci dovuto ricordare il divieto. Raramente abbiamo trovato tanta competenza, disponibilità e gentilezza: non è certo come in quel museo (non ti diciamo quale) in cui i custodi, del tutto incuranti della nostra presenza, ci chiusero dentro, andandosene tranquillamente a pranzo.
Naturalmente, i giornali e i telegiornali documentano ampiamente superficialità, disinteresse, corruzione del personale al servizio degli Enti Pubblici. Che ci sia chi quotidianamente compie il proprio lavoro con competenza, dignità e dedizione, meritandosi ampiamente lo stipendio, non fa notizia. Eppure esiste ed è importante raccontarlo per ridare fiducia alla nostra povera Nazione: è quello che tentiamo di fare, ringraziando i signori Rita ed Antonio, a Benevento, così come fummo grati a quel gruppo di pensionati che disinteressatamente salvaguardano il superstite tratto delle mura di Napoli.
Non sono mai stato a Benevento, ma ho pensato diverse volte di volerla visitare anche affascinato dal premio Strega e dai dolci Alberti (sono già da alcuni anni che durante il periodo natalizio, sicuramente l’avrai visto, caro Italo, viene allestito uno Stregastore alla stazione Termini). Ancor più, dopo questo meraviglioso resoconto, e la stupenda scoperta del pulvino “presepiale”, nessuno può più fermarmi, bisognerà organizzare a breve una bella passeggiata a Benevento.
Un caro saluto
Mariano
Mi fa piacere di averti motivato ad affrettare una visita a Benevento, che la merita davvero. Quando ci vai, non dimenticarti di salutarmi i signori Rita e Antonio e di fermarti in un bar per brindare a queste pagine con l’ottimo Strega.
Ancora una volta voglio citarti: “… ma con le membra che avvertono il formicolio dell’andare, per vedere e giudicare.” prendendo spunto dalla premessa del tuo ultimo capolavoro, La Campania degli dèi e degli eroi, un libro meraviglioso che consiglio a tutti di leggere.
Grazie per avere ricercato il mio ultimo libro, ed anche per averlo definito “capolavoro”; forse è un po’ troppo, ma di certo le tue parole sono un “capolavoro” di gentilezza… e confesso che non mancano di stuzzicare la mia vanagloria, pur consapevole come sono dei miei limiti.