Bellezza e verità cerchiamo nel presepe e, quando le troviamo, allora diciamo che il presepe è bello: come nel caso di questa appassionata del presepe che vive nella città di Foggia.
Bellezza e verità caratterizzano sempre il presepe fatto con passione, amore e dedizione: è questo ciò che da sempre cerco di affermare quando “faccio” il presepe o quando ne scrivo, un’attività che va (come dice il mio amico Antonino) dal 1 gennaio al 31 dicembre.
Ricordo che, da qualche parte Benedetto Croce, il “don Benedetto” dei Napoletani, diceva, a proposito della poesia, che quando c’è la buona fede c’è sempre anche qualche bellezza. Detto dall’insigne filosofo, che era un critico non poco severo, questo acquista un particolare significato e può essere applicato anche a campi diversi dalla poesia.
Il filosofo intendeva dire che, quando una poesia è scritta con passione e senza boria, anche se non raggiunge le vette dell’arte, ha sempre in sé qualche cosa di bello, perché da essa traspare l’anima di colui che l’ha scritta. Fin dalla prima volta che lessi questo giudizio di Croce (ora non riesco a individuare nella vastissima opera del filosofo la pagina esatta), pensai immediatamente al mio atteggiamento di fronte al presepe: freddo e quasi indifferente dinanzi ai capolavori del Settecento e al celebre Cuciniello, ero pronto a commuovermi, quando mi trovavo di fronte a una tavoletta ricoperta di muschio, su cui un ragazzo aveva disposto in bell’ordine le statuine, a formare la processione dei pastori e dei Magi verso la capannuccia in cui Maria e Giuseppe attendevano, ai lati della mangiatoia, che venisse alla luce, nella Notte Sacrata, il loro Bimbo Divino. L’autore, o l’autrice, del presepe, che, con un po’ d’ansia, attendeva il mio “verdetto” di “esperto” e quindi severo “giudice” (questo era almeno ciò che pensavano), accoglieva con un sospiro di sollievo, seguito da un sorriso che riluceva negli occhi, il mio entusiastico “Bello, davvero bello”; era questo, immancabilmente, il mio “verdetto”, oltretutto sincero. Non mentivo, perché, dove c’è passione e dedizione (dove cioè è trasfusa “l’anima” dell’autore) ci sono sempre bellezza e verità.
Ho fatto questa premessa per introdurre l’argomento dell’articolo: il presepe di Esther Pellegrini, una foggiana con la passione per la scrittura (scrive e pubblica romanzi, come puoi vedere qui o anche qui) e per il presepe, quest’ultima per tradizione familiare.
Esther mi ha scritto e, della sua lettera, ti propongo le parti che possono interessare anche te.
Ho appena fatto alcune foto del mio presepe, che vorrei inviarti, se non è un problema.
Ho letto i tuoi appunti e mi ritrovo pienamente con la tua idea. Ho sorriso quando hai nominato Dalì e Le Corbusier, ma anche Michelangelo. Ecco, io non ho la tua manualità, purtroppo, e alcuni pupi che ho fatto lo scorso anno sono veramente brutti (me lo dico da sola), però hanno molta più vitalità dei pastori statici che trovo in commercio.
Sono foggiana e riprendo la tradizione presepistica del mio papà (che non c’è più da sei anni, purtroppo) e di mio nonno paterno (morto pure lui l’anno scorso, alla bella età di cento anni).
L’idea del presepe napoletano, con lo scoglio, è bellissima […] di solito, quando faccio il presepe, metto Natale in casa Cupiello! […] Molto bello, poi, lo scorcio del presepe da te fatto per la parrocchia, così come lo schizzo per il presepe dell’anno seguente.
Per quanto riguarda me, sono due anni che allestisco un presepe di sei, sette metri, proprio per portare avanti la tradizione del mio papà e di mio nonno.
Ci sono diversi pezzi costruiti dal mio compagno (forno, osteria, casbah, castello) e qualche pezzo comprato.
Purtroppo a livello di pupi ho una carenza endemica, ma quelli in commercio non mi piacciono né come materiali né come pose.
Probabilmente, i “pastori” (o “pupi”, come li chiama Esther) che la nostra amica ha trovato in commercio, non l’hanno soddisfatta, perché non ha trovato in essi “l’anima”, non vi ha cioè trovato verità e bellezza.
Non ho naturalmente creduto che i “pupi” di Esther fossero così brutti come diceva lei: poiché la bruttezza nasce solo dalla presunzione. Se, cioè, si ha la velleità di fare il “capolavoro”, in mancanza di idee e degli strumenti tecnici indispensabili, allora viene fuori quella goffaggine che immancabilmente denuncia il fallimento: è da questo che proviene la “bruttezza”. Ma quando si vuole esprimere sinceramente e semplicemente un proprio bisogno interiore, il prodotto potrà essere, sì, ingenuo, tuttavia mai “brutto”, perché non insincero.
È con questa convinzione che ho sempre maneggiato matite, pennelli e argilla e sempre con questa medesima convinzione ho incoraggiato gli altri a farlo anche loro.
Con questi argomenti, ho convinto Esther a inviarmi le foto del suo presepe e a consentirmi di pubblicarle.
Ti mostro, dunque, il presepe di Esther e sono sicuro che lo troverai interessante anche tu.
Dalle foto si può vedere che il presepe è realizzato mediante una struttura di base in legno, rivestito di una carta molto dura che l’autrice ha lei stessa dipinta a mano. Le case, il ponticello, il castello, sono opera del compagno di Esther: è bello che il presepe sia fatto in collaborazione. Ed anche mi piace l’idea di “fare il presepe” sulla scorta di Luca Cupiello, nella commedia di Eduardo De Filippo.
Naturalmente, non può mancare, su un presepe, l‘osteria, che è anche il diversorium, l’albergo, in cui Maria e Giuseppe non trovarono posto. Davanti all’osteria, il tavolo con i banchettanti. Credo che le statuine siano opera di Esther e credo che puoi essere d’accordo con me, nel trovarle disposte con molta naturalezza.
Alcuni avventori stanno giocando a carte, servendosi di un mazzo napoletano. Anche della partita a carte mi riservo di scrivere in un futuro più o meno prossimo. Mi piacciono anche le vivande, tra cui evidenti pane e formaggio, e il fiasco impagliato del vino (tutti elementi che, se non ho compreso male, sono stati fatti dall’autrice). Sono questi i piccoli particolari che conferiscono al presepe quell’atmosfera di quotidianità, che ti dà l’impressione d’essere lì sul posto.
Non manca il “castello di Erode”, con i soldati romani. La sua minacciosa presenza incombe proprio al di sopra della grotta della Natività, alludendo a quella “strage degli Innocenti” che grava sulla coscienza dei popoli. Accanto alla grotta della Natività c’, ben più rassicurante, la bottega di un artigiano che sta creando le figurine del presepe, quelle che a Napoli si chiamano i “pastori”.
Non posso fare a meno di richiamare, per la scena, il concetto di metapresepe, che ho avanzato qui.
Per le immagini successive, lascio la parola all’autrice:
Alcuni particolari: la bottega di Giovannino e Pinuccio è dedicata rispettivamente a mio nonno e a mio papà. Le miniature del presepe, presenti sul tavolo, le ho fatte io.
Il pennello posto sul tavolino è composto da capelli veri, i miei.
Ti ho detto che un’altra delle passioni di Esther è la scrittura. Come omaggio a se stessa, ha voluto allora rappresentare, sul suo presepe, uno scrivano (ricordo anche del Totò di “Miseria e nobiltà?). Poiché all’epoca di Gesù non c’erano ancora i “libri” nella forma a noi consueta e derivata dal “codice”, sul tavolo sono posti alcuni rotoli, uno parzialmente svolto e coperto di scrittura. Non manca ai rotoli neppure il bastoncino intorno a cui sono avvolti (il termine tecnico è “umbilicus).
Che ne dici? Possiamo rassicurare la nostra Esther? Il suo è proprio un bel presepe e sono sicuro che suo padre e suo nonno sarebbero (sono!) orgogliosi nel vedere continuata la loro tradizione.
E tu? Hai fatto un presepe, le cui immagini ti piacerebbe di vedere pubblicate? Se sì, le attendiamo.
Che meraviglia!
Caro prof, in casa Alfarano c’è un grande presepe in costruzione….grazie al suo ottimo video corso e alle mani di mio fratello, che nel poco tempo libero che ha in questo periodo vi riversa tutta la sua passione.
A presto con aggiornamenti!
Anche tu, cara Cecilia, stuzzichi la mia vanità, facendo il presepe sulle indicazioni del mio video-corso; non dovrei dirlo, ma di quel progetto voluto da mio nipote, sono piuttosto orgoglioso. Grazie. Poi mi farete vedere i risultati. Buon Natale, nel ricordo imperituro del Preside Alfarano e della Prof.ssa Maria-Gloria Nardone.
Italo carissimo, non ho parole! Ti ringrazio davvero tanto per questo articolo bellissimo che condividerò con piacere sul mio profilo Facebook.
Non perché il presepe sia il mio, ma perché sono orgogliosa di aver ricevuto dei complimenti sinceri da parte tua, che sei un Maestro.
Grazie, grazie di cuore!
Esther ?
Grazie a te per il “Maestro”. Non aspiro a tanto, ma il titolo solletica sempre un po’ la mia vanità: un sentimento che alla mia età avrei dovuto superare da tempo, ma insomma… Buon Natale, Esther, con tutto quello che in questo augurio vi è di bello e di buono.
Ciao Italo,
nel presepe di Esther tutta la passionalità e la bellezza di una tradizione presepistica familiare.
Un caro saluto
Scriverò altri articoli sul presepe come tradizione familiare. Grazie di avermi scritto.
Grazie, Mariano ?
Buongiorno Italo e auguri per le feste passate! Finalmente oggi ho un attimo di respiro per poter scrivere due parole ?
Il mio presepe si è ulteriormente arricchito, ieri, di alcuni pezzi regalatimi da un’amica siciliana.
Il suo papà, mancato lo scorso anno, partiva da ottobre per realizzare il presepe.
Siccome lei è atea e non amante del presepe, ha pensato di donare qualcosa a me, sapendo con quale cura e amore li avrei usati.
Per me è stato un momento dolceamaro scartare pupi, staccionate, case e animali, perché sebbene felicissima del regalo, mi pervadeva una certa qual malinconia nell’immaginare questo papà, che adesso non c’è più, fare il presepe.
Così quest’anno il mio presepe è diventato un monumento all’amore e al ricordo di tutti quei papà, amanti del presepe, che non ci sono più.
Certamente è bello ricevere in regalo dei “frammenti di memoria” e sicuramente essi non potevano trovare migliore destinataria di te. Tuttavia, non è necessario essere credenti, per amare il presepe, che è un monumento alla vita, al lavoro, alla memoria. Dedicherò tra breve alcuni articoli a questo argomento. Spero che li leggerai. Mandami delle foto del presepe arricchito con questi “lasciti”.
Ciao Italo. Buon anno! Leggerò con piacere i tuoi prossimi articoli ?
In merito alle foto, sì: le farò prima di smantellare il presepe ?
Buon anno anche a te, Esther; attendo le foto. Credo che i “pastori” della tua amica siano interessanti, soprattutto se sono siciliani.