Nella sostituzione dell’usanza dell’albero di Natale al presepe si coglie lo stesso smarrimento di valori che ha portato alla trasformazione di San Nicola di Mira alla bonaria ma poca significativa figura di Babbo Natale.
All’ingresso della stazione di Napoli, un grande albero di Natale accoglie i viaggiatori.
Passeggiando per le strade della città, nell’androne dei palazzi attirano lo sguardo le decorazioni luminose di abeti piccoli o grandi.
Anni fa, in epoca natalizia, al centro della stazione si elevava il grande presepe realizzato dai ferrovieri: quest’anno non l’ho visto, non so se perché non ho prestato molta attenzione, o se perché i ferrovieri non hanno avuto tempo, o voglia, di fare il presepe.
Era la stessa epoca in cui anche i portieri, magari con la collaborazione economica dei condomini, nell’androne preparavano il presepe.
Come ho già avuto modo di scrivere, non sono contrario per principio all’albero di Natale, che nel mondo è ormai un segnale natalizio ben riconoscibile, ma non vedo il motivo di rinunciare per esso alla bella tradizione del presepe, che nella nostra cultura ha un significato sicuramente maggiore.
Una certa frettolosità spinge a fare l’albero, anziché il presepe, che richiede non solo una preparazione, ma anche una cura particolare e certamente pretende di essere “vissuto”, molto più di quanto non possa esserlo l’albero.
Il presepe è infatti al centro di una ritualità che inizia verso la fine di novembre e termina a ridosso del periodo quaresimale.
E mi chiedo se magari non si rinuncia al presepe non tanto per mancanza di tempo, quanto per un’altra, ancor meno giustificabile, ragione: forse, non si fa più il presepe per “non offendere” chi è di altra fede religiosa; come nel caso di quella maestra di una scuola dell’Italia del Nord, la quale, anni fa, propose ai suoi piccoli allievi di non fare il presepe, per “non offendere” i loro compagni musulmani, e di rappresentare invece la favola di “Cappuccetto rosso”.
Sembra quasi che, per rispettare l’opinione degli altri, sia necessario rinunciare ad esprimere la propria: cioè, rispettare gli altri nelle loro convinzioni, significa, secondo questo modo di pensare, mostrare di non possederne di proprie.
Ecco il vero “tramonto dell’Occidente”, di cui è colpevole una massa di pseudo-tolleranti (e di pseudo-intellettuali, se è per questo), che tollerano tutte le idee, solo perché non ne hanno nessuna. Mentre il vero rispetto è mostrato da chi non rinuncia ad esprimere con fermezza le proprie convinzioni, senza volerle imporre, ma senza esitare a difenderle, e questo senz’altra forza, se non quella della ragione.
Ma a rappresentare un segnale inquietante non è la diffusione dell’albero di Natale in sé, che in quanto segnale di allegria è davvero innocente: c’è di più. All’albero nel vestibolo della stazione e in altri sparsi per la città erano, infatti, affissi dei foglietti o delle pagine di quaderno, con delle scritte che, incuriosito, mi sono avvicinato a leggere: erano delle preghiere rivolte a Babbo Natale, con il tono della supplica di chi chiede una grazia.
Un vero e proprio segno dello smarrimento dei significati. La rinuncia alla religiosità tradizionale si accompagna a un fiorire preoccupante dell’irrazionalità: non si prega più Gesù Bambino, il cui culto affonda le radici nella tradizione religiosa occidentale ed ha connessioni con tradizioni religiose precristiane, e ci si rivolge invece a un Babbo Natale, rappresentante di un recentissimo folclore di stampo economico e commerciale.
Non credo, infatti, che gli autori di quelle richieste di “grazia” siano a conoscenza dell’origine di Babbo Natale in San Nicola di Mira, che era vescovo di questa città dell’Asia Minore, poi divenuto patrono di Bari, dove furono trasportate le sue reliquie.
Il buon vescovo, preoccupato per la sorte delle ragazze povere, cui le famiglie non potevano fornire la dote per il matrimonio e che rischiavano quindi di essere avviate alla prostituzione, faceva gettare nottetempo nelle loro case il denaro necessario alla dote matrimoniale e così le salvava da un triste destino.
Per questo, il Santo è rappresentato nell’iconografia con tre piccole sfere di oro sul libro.
Sanctus Nicolaus è poi diventato, attraverso varie trasformazioni linguistiche, Santa Klaus, in Italia reimportato come Babbo Natale.
Ma nel passaggio da San Nicola di Mira a Babbo Natale si assiste a uno stravolgimento di significati nel modo di concepire la festa stessa del Natale. Nella sostituzione di Babbo Natale al Santo vescovo si gioca la contrapposizione tra la carità cristiana per cui “la mano sinistra non sa quello che fa la destra” e il vociante egoismo consumistico imposto dalle regole economiche e commerciali, quali si svelano in certe pubblicità, come quella in cui, mentre il coro canta “è Natale, è Natale, si può amare di più”, il ragazzetto pasciuto e colorito si addenta con gusto la sua fetta di panettone: voglio dire che le parole della canzone suggerirebbero un ben diverso comportamento.
In tutto questo, vedo un ulteriore segno della schizofrenia intellettuale e morale di certi comportamenti, che invano si tenta di giustificare con la modernità.
Ma su questo mi farebbe piacere conoscere l’opinione di chi legge questi post.
Ciao Italo,
sono Francesco e volevo salutarti. Ho letto con papà gli ultimi due articoli che hai scritto e ho visto il videocorso. Questo su San Nicola mi ha colpito, perché la vita di un sant’uomo paragonata a Babbo Natale non mi piace, mentre nell’altro articolo è bello il confronto tra l’albero e il presepe. Nel videocorso sul presepe spieghi molto bene e fai anche commenti divertenti. Il prossimo anno vorrei tanto fare anch’io, con l’aiuto di papà e Silvio, un bel presepe come il tuo.
Tanti auguri
Francesco
Grazie, Francesco. Il videocorso lo abbiamo fatto proprio perché si faccia il presepe. Vedrai che non è difficile. Al posto della colla a caldo, che è un po’ pericolosa, puoi usare altri tipi di colla. Va bene anche il vinavil. Ti occorre solo pazienza e attenzione. Se vuoi farlo più piccolo, dimezza tutte le misure; se più grande, devi fare un piccolo calcolo matematico, servendoti delle proporzioni, del tipo “a:b=c:x”. Le hai già fatte a scuola? In quanto a Babbo Natale, non sono stato io a paragonarlo a San Nicola, ma la storia, nel corso dei secoli, ha trasformato San Nicola in Babbo Natale. Sono cose che nella storia accadono molto spesso. In Babbo Natale non vedo nulla di male. Quello che mi dispiace è che le nazioni europee stanno rinunciando alla loro identità cristiana, dimenticando la propria stessa origine. Come al solito, la responsabilità è in queste classi politiche, delle quali oggi non voglio dir male, solo per quella carità cristiana di cui non dobbiamo mai dimenticarci. Mi scriverai ancora?
Caro Professore,
come darle torto?
Qualche anno fa, qui in Inghilterra dove vivo, in pieno Blair-ismo, si tentò un cambiamento forzato della tradizione: le festivita’ natalizie (Christmas holidays) sarebbero diventate semplicemente le festivita’ della stagione invernale (Winter holidays), per non offendere le credenze di altri cittadini. Insomma, invece di augurare Merry Christmas avremmo dovuto salutare le persone dicendo ‘Happy winter holidays’! Avremmo dovuto celebrare l’Inverno quando il Natale segna proprio il passaggio dal periodo buio dell’inverno a quello della rinascita, della luce, delle stagioni successive…
Per farla breve, a seguito di tante proteste, l’esperimento non riuscì. Credo che anche da un punto di vista commerciale (mettiamola anche su questo piano!) fu un mezzo fallimento.
Tra l’altro conosco tantissime persone di altre fedi che non hanno alcun problema a festeggiare il Natale, non andranno in Chiesa ma si lasciano anche loro trasportare dal clima di festa.
In ogni caso, a casa mia, le assicuro che ogni anno facciamo il presepe (e l’albero) e mia figlia (di 4 anni ora) è il mio braccio destro…
Un caro saluto,
Raffaele
Grazie, signor Raffaele, di questa Sua conferma di alcune mie idee: non si spiega, infatti, se non come aberrazione mentale, la convizione che celebrando le proprie festività si “offendano” persone di altre fedi, le quali, oltre tutto, le loro festività le celebrano apertamente e in piena libertà. Si è passati da un eccesso all’altro, dalla negazione della libertà religiosa per gli altri, alla negazione del diritto per gli allievi delle scuole europee di fare il presepe a Natale. Ma non è colpa, come Lei nota bene, di chi ha un’altra fede, ma dei moderni “Illuministi”, con il loro reale oscurantismo. Di questo abbiamo scritto e ancora scriveremo. Saluti affettuosi anche, e soprattutto, al suo delizioso “braccio destro”. Poi ci renderà partecipi del risultato della collaborazione…