Il pastoraro: l’arte racconta se stessa. A Meta di Sorrento

Il pastoraro è colui che crea e riproduce i “pastori”. A Meta di Sorrento, un artigiano, che è più giusto definire artista, lo ha rappresentato con precisione e verità psicologica in una bellissima statuetta, che ha catturato subito la nostra attenzione, mia e di Guido. Te ne parliamo, in questa pagina scritta in collaborazione.

 

Guido deve recarsi a Meta di Sorrento per  ritirare delle figure presepiali, realizzate da Giuseppe Ercolano. Di buon grado, come al solito, accetto di accompagnarlo, mantenendo viva la consuetudine delle nostre “passeggiate campane”, come le chiamiamo, in omaggio al grande archeologo del secolo scorso, Amedeo Maiuri.

A Meta di Sorrento, prima di entrare nell’abitato, passiamo davanti al Santuario della Madonna del Lauro, un magnifico complesso, di origine medievale, anche se il suo aspetto attuale risale al secolo XVIII; in esso è scritta buona parte della storia locale.

Giuseppe Ercolano ha il suo laboratorio in una stretta viuzza del centro. In una vetrinetta, una specie di edicola, posta accanto all’ingresso, l’attenzione è immediatamente attirata da una statuetta di eccezionale interesse, non solo per la sua bellezza artistica, ma per il soggetto stesso che rappresenta: un pastoraro intento alla sua occupazione. Immediatamente, e lo dico a Guido,  penso che devo farla conoscere ai lettori delle mie pagine.

 

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Il pastoraro, nella vetrinetta di Giuseppe Ercolano. Foto di Gianni Coppola.

Troviamo Giuseppe che  ci aspetta: per Guido è una vecchia conoscenza, come mi ha detto lungo il tragitto. Siamo introdotti nel piccolo studio-laboratorio, occupato in buona parte dal tavolo, in un angolo del quale l’argilla prende forma o è in attesa della trasformazione in terracotta; dopo la cottura le figure, di un bel colore rosso mattone, devono essere sapientemente dipinte. Alcune anche rivestite e drappeggiate con stoffe pregiate.

Per me è come un tuffo nel passato, quasi un ritorno al “paradiso perduto”. La sensazione si accresce ancor più, quando ascolto Giuseppe parlare con entusiasmo della sua attività: in lui mi pare quasi di rivedere mio padre; forse anche me stesso, o meglio, quale sarei stato, se la fatalità non avesse impresso un’altra direzione alla mia esistenza.

Giuseppe mostra le figure che Guido deve ritirare: una capra con la sua creatura, un gran bel lavoro di cui apprezzo la finezza. Mi piace la figura della capretta dormiente rilassata,  abbandonata sul dorso della madre.

Poche frasi e ci si riconosce come appartenenti a uno stesso mondo. Giuseppe ci descrive con la passione del vero artista le sue ultime produzioni: particolarmente interessanti sono le figure del Presepe realizzato nel Duomo di Sant’Agata dei Goti, con le quali, sotto la guida esperta ed entusiasta del parroco, ha dato corpo alle immagini della “cantata dei pastori” di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, di cui io stesso ho parlato qui e qui.

Giuseppe racconta e si fonde con le immagini e noi attraversiamo lo specchio.
Infine salutiamo Giuseppe, per fare ritorno a Napoli. Ma, appena usciti dal laboratorio, ci diciamo che la meta della nostra prossima “passeggiata” dovrà essere, doverosamente, Sant’Agata dei Goti, sulle tracce di Sant’Alfonso e del presepe di Giuseppe Ercolano.

Ma ora voglio presentarti questa straordinaria statuetta che è il pastoraro. Lo faccio mediante le foto realizzate da Gianni Coppola, che è il fotografo, per così dire “ufficiale”, di Giuseppe Ercolano, e che mi ha gentilmente dato il permesso di pubblicarle su queste pagine.

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Il pastoraro di Giuseppe Ercolano. Foto di Gianni Coppola.

Innanzitutto, ti ricordo, ancora una volta, che il termine “pastore” per indicare la statuetta da presepe è tipicamente meridionale. Perciò non è traducibile in altre lingue: se dici “les bergers” in francese o “the shepherds” in inglese, dici tutt’altro e non si capirà affatto che stai parlando dei “pastori” del presepe. Al massimo, se non vuoi usare delle perifrasi, puoi usare il termine stesso italiano, magari virgolettandolo, se è per iscritto.

Ma veniamo alla statuetta del pastoraro di Giuseppe. Rivestito di un grembiale che gli copre la persona nella parte anteriore, si accinge a riprendere il lavoro che aveva brevemente interrotto, come sembra suggerire la posizione delle mani. Nella sinistra ha un pezzo di argilla e con la destra sta per prendere una stecca per modellare. Della bellezza dell’argilla e delle operazioni e degli strumenti per lavorarla ti ho già parlato in queste pagine.

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Il pastoraro di Giuseppe Ercolano. Foto di Gianni Coppola.

Vorrei soffermarmi sulla bellezza del modellato delle mani, ma ora mi preme farti osservare gli elementi del lavoro di un maestro pastoraro, che Giuseppe ha sapientemente disposto sul piccolo tavolo.

Puoi vedere innanzitutto gli strumenti: in una ciotola, vi sono le stecche per lavorare e una specie di matterello, come ne hanno tutte le donne di casa che se ne servono per spianare la pasta: qui, naturalmente, serve a ridurre l’argilla in sfoglie sottili. Nella ciotola al centro è stata preparata la barbottina, cioè una sorta di legante per le parti in argilla fresca, ottenuta sciogliendo in acqua della polvere d’argilla. Nel corso della lavorazione si rivela molto importante. In una ciotolina più piccola vi sono dei piccoli pezzi di creta fresca, utili per aggiungere particolari minuti alla statuetta.

Delle figure realizzate alcune (la pecorella e il bambino Gesù) sono ancora di creta cruda, mentre altre (le testine) hanno già subito il processo di cottura, di cui tiho già parlato qui.

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Il pastoraro di Giuseppe Ercolano. Particolare. Il tavolo di lavoro. Foto di Gianni Coppola.

Le testine di terracotta vanno poi collocate sul manichino fatto di fil di ferro e di stoppa. Dei due manichini sul tavolo di lavoro, uno è stato già completato con la testa di terracotta e gli arti che, secondo la migliore tradizione del presepe napoletano, Giuseppe intaglia nel legno: esso andrà quindi rivestito con abiti di stoffa appositamente cuciti.

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Il pastoraro di Giuseppe Ercolano. Particolare. Foto di Gianni Coppola.

 

In primo piano, in un angolo del tavolo, fa bella mostra di sé un “pastore” interamente di terracotta già dipinta. L’atteggiamento suggerisce che si tratta di un “pastore della meraviglia” comune a tante tradizioni presepiali.

Vedere l’arte che parla di se stessa è sempre fonte di stupore e di piacere. Credo che Giuseppe Ercolano, nel suo entusiasmo, può offrire a te, come l’ha offerta a me, questa occasione, da cui puoi trarre anche qualche spunto per il tuo presepe.

Perché, non dimenticarlo mai quando mi leggi, io scrivo soprattutto per invogliarti a “fare il presepe”, se non hai questa bella consuetudine, o a farlo con maggiore consapevolezza e conoscenza, se già ce l’hai. A questo fine ti mostro come operano i “professionisti” del mestiere.

Proprio a Napoli, a San Biagio dei Librai, si mostra la casa di Giambattista Vico, il nostro grande filosofo il cui principio fondamentale ti è forse noto: verum ipsum factum. Il vero coincide con il fatto, cioè la conoscenza e l’agire si confermano reciprocamente. Solo chi “fa” conosce e solo chi conosce può “fare”.

Ora, nel presepe, uno dei momenti sapienziali per eccellenza della cultura occidentale, come ti dicevo qui, si mostra la più chiara conversione del “vero” nel “fatto”.

Giuseppe Ercolano non è solo uno che “fa”, ma anche uno che “conosce”. La sua opera merita di essere approfondita. Ed è quello che faremo, perché abbiamo ancora (e soprattutto Guido) ancora molto da dirti sul nostro artista di Meta di Sorrento.

4 commenti

  1. Grande l’artista Ercolano,maestro dell’arte presepiale e sensibile uomo. Amico da anni mi pregio avere nel mio presepe sue splendide opere.
    Grazie Italo per la tua passione.

    • Allora ti farà piacere sapere che scriverò ancora del tuo Maestro Presepista preferito. Anzi, stiamo preparando per voi amanti del presepe, e in particolare per quelli di Sorrento e contorni, una bella sorpresa. Grazie a te per la pazienza nel leggermi.

  2. Non conosco personalmente Giuseppe Ercolano, ma due anni fa a Sorrento mi hanno regalato un bellissimo libro dal titolo “Tiempe belle dalle mie mani – L’arte di Giuseppe Ercolano”, con le splendide foto di Gianni Coppola che raccontano la passione di questo grande artista.
    Ancora un grazie immenso a te, caro Italo, e al tuo amico Guido.

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